Le 300 partite in Serie A di Michele Ruzzier, profeta in patria

Il triestino: «Realizzato il sogno da bambino, ma non è finita qui»

Lorenzo Gatto
Michele Ruzzier in azione contro Sassari Foto Ciamillo-Lasorte
Michele Ruzzier in azione contro Sassari Foto Ciamillo-Lasorte

Un traguardo significativo, un numero che racchiude passione, dedizione e una carriera costruita passo dopo passo: sono 300 le presenze nella massima serie del basket italiano raggiunte da Michele Ruzzier nella trasferta di sabato sul campo del Banco di Sardegna Sassari.

Il play-maker triestino si conferma una figura solida e rispettata nel panorama della Serie A: il suo percorso è l’esempio di come il talento, se supportato da serietà, impegno e lavoro, possa sbocciare e imporsi ai massimi livelli. Basi cestistiche che affondano nel fertile terreno del Centro Arcobaleno a Trieste, il luogo dove tutto è iniziato.

Nella palestra Rodari di via Giuseppe Pagano, Stefania Sperzagni e Matteo Massalin capiscono da subito le potenzialità di un ragazzo che, passo dopo passo, attraverso il percorso nelle giovanili, arriva a vestire la maglia della prima squadra.

È la stagione 2010-2011, le prime apparizioni (sei in stagione) con l’Acegas di Eugenio Dalmasson in serie A d’Eccellenza. La gavetta in biancorosso, con responsabilità crescenti guidando la squadra alla salvezza nel campionato di serie A2 2013-’14 poi il passaggio alla Reyer e il salto in serie A.

Il rispetto che si è guadagnato in questi anni, da parte di allenatori, compagni e avversari, non è casuale. Sempre corretto in campo e fuori, Ruzzier è ammirato per la sua intelligenza cestistica. La sua forza risiede nella visione di gioco e nella capacità di essere un vero e proprio faro in campo, capace di elevare il rendimento di coloro i quali, con lui, hanno condiviso il parquet.

Un giocatore in grado di leggere le difese e orchestrare al meglio la manovra offensiva: di play-maker come Michele, oggi, ne sono rimasti pochi. «300 è un numero importante e che fa impressione, banalmente vuol dire che sto diventando veramente vecchio – scherza Ruz –. Seriamente è un traguardo significativo, direi il sogno di bambino che si realizza. Essere arrivato fin qui è senza dubbio una cosa bella e che mi riempie di orgoglio. Non vuole essere però un punto di arrivo. Spero di avere ancora tante presenze davanti a me e di potermi togliere altre soddisfazioni di questo tipo».

Una esperienza più che decennale arricchita da tappe di successo in piazze storiche. Ha infatti vestito casacche importanti e prestigiose come quelle di Venezia, Varese e Virtus Bologna, contribuendo al blasone di club dalla grande tradizione. Uno dei momenti più alti della sua carriera da protagonista è stata la vittoria della Coppa Italia a Cremona, un trofeo che testimonia la sua capacità di essere decisivo nei momenti che contano.

Dopo aver girato l’Italia e aver raccolto successi e preziose esperienze, Michele Ruzzier è tornato a vestire i colori della Pallacanestro Trieste. Un ritorno che lo consacra come profeta in patria, il leader designato che incarna la tradizione e l’orgoglio cestistico della città. Le sue 300 presenze non sono e non devono essere un punto di arrivo, ma l’ennesima riprova di un percorso costellato di sacrificio, classe e, soprattutto, tanto basket. —

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