Pallacanestro Trieste, Deangeli: «Christian mi ha trasformato»

Il capitano biancorosso riavvolge il nastro sull’ottima stagione dei suoi, con un pensiero all’ormai ex coach: «Il suo addio ci è dispiaciuto molto»

Lorenzo Gatto
Lodovico Deangeli guida la festa della squadra dopo il successo esterno con Reggio Emilia (Ciamillo / Lasorte)
Lodovico Deangeli guida la festa della squadra dopo il successo esterno con Reggio Emilia (Ciamillo / Lasorte)

«Abbiamo vissuto stagioni leggendarie, quello che siamo riusciti a fare a Trieste negli ultimi due campionati, conquistando la promozione e confermandoci poi nella massima serie con un eccellente sesto posto, è qualcosa che non bisogna dare per scontato». Lodovico Deangeli, capitano della Pallacanestro Trieste che ha chiuso contro la Germani Brescia il suo cammino da neopromossa in questa stagione di Serie A, sottolinea i meriti di una squadra capace di bruciare le tappe andando oltre le aspettative della vigilia. Una stagione lineare, condotta sempre con entrambi i piedi ben saldi nella zona playoff.

Ripensando al vostro cammino, c’è stato qualche segreto particolare?

«Nessun segreto, sono stati determinanti il valore di una squadra molto forte e lo spessore delle persone che ci hanno consentito di vivere un campionato davvero splendido. Un mix di uomini capace di creare legami solidi all’interno dello spogliatoio. Come dico sempre, se gli ingredienti sono di qualità, la pietanza non può che essere buona. Da questo punto di vista dobbiamo riconoscere i meriti di chi, parlo del nostro general manager Arcieri, ha saputo scegliere con lungimiranza i protagonisti di questo campionato».

Quali sono stati i momenti più belli di questi ultimi nove mesi?

«Me ne vengono in mente due, la gara d’esordio contro Milano e l’ultima di stagione regolare a Verona contro Sassari. La vittoria con Milano perché è stata la naturale prosecuzione della gara-4 dei playoff di Serie A2 contro Cantù. A giugno del 2024 avevamo lasciato un palazzetto colmo di gioia ed entusiasmo, lo abbiamo ritrovato a settembre tale e quale. E quell’entusiasmo è stato energia che ci siamo portati dietro nel corso di tutta la stagione. L’ultima con Sassari perché ha coronato i nostri sforzi permettendoci di centrare il sesto posto e con esso la qualificazione a una coppa europea. Non era facile, in campo neutro e con l’obbligo di vincere per non compromettere quanto fatto fino a quel momento. Ma, ancora una volta, sono stati importanti i nostri tifosi a farci sentire come a casa». 

Ci sono stati, invece, momenti complicati da gestire?

«Quando coach Christian ci ha comunicato che avrebbe chiuso la sua esperienza a Trieste per fare ritorno negli Stati Uniti c’è stato un attimo di difficoltà. Con Jamion, a livello umano, tutti noi abbiamo creato un legame fortissimo e la sua partenza, quanto meno a livello inconscio, ha un po’ pesato».

Cosa vi hanno lasciato due anni di permanenza di coach Christian a Trieste?

«A livello cestistico, un’apertura mentale e un modo di vedere la pallacanestro molto diversa da quelli che sono gli standard italiani. Jamion valuta i giocatori analizzando aspetti che magari in Italia non siamo abituati a prendere in considerazione, sa cucire il suo gioco addosso ai suoi uomini trovando per ognuno uno spazio. Dopo due anni con lui, sicuramente, mi sento un giocatore capace di pensare in maniera diversa».

Dal punto di vista umano, invece, cosa vi è rimasto?

«Lo splendido ricordo di una persona molto empatica, capace di creare con i suoi giocatori e creare un rapporto che va oltre l’aspetto lavorativo».

Terminato il campionato, si guarda alla prossima stagione. Quale sarà il futuro di Deangeli?

«La mia volontà sarebbe quella di fare ancora parte di questa squadra, da quanto ho potuto capire gli spiragli per rimanere anche nel prossimo campionato potrebbero esserci».

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