Al Maracanà il Brasile siamo noi
C’è sono i regali di Pirlo e Balotelli sotto l’albero di Natale dell’Italia, il 4-3-2-1 scelto da Cesare Prandelli per abbattere il Messico. Il risultato gli ha dato ragione soltanto nella ripresa, quando SuperMario ha concretizzato una superiorità evidente su più tavoli, quello delle occasioni create e quello della qualità tattica che fino a dodici dalla fine non erano riusciti a incidere sul risultato per la colpa è del pacco confezionato da Andrea Barzagli con l’Italia in vantaggio e la partita in discesa. Un rigore che è stato un autentico omaggio a un’avversaria impalpabile nella manovra, se si escludono i pochi lampi di Giovani Dos Santos, l’ex baby prodigio del Barcellona che – non è un caso – ha letteralmente scippato il pallone al centrale azzurro procurandosi il penalty.
Ecco il neo azzurro nel quadro di un esordio incoraggiante fin dal momento degli inni, quando tutto il Maracanà ha cantato le strofe di Mameli stupendo perfino il nostro ct per la partecipazione. Dopo pochi minuti i primi fuochi d’artificio della nostra nazionale, abile soprattutto sulla propria fascia sinistra, dove De Sciglio tiene in campo con il piglio del veterano e le gambe fresche che servivano come il pane alla causa azzurra. L’altro elemento scelto da Prandelli per fare fiato al gioco è Giaccherini, piazzato come secondo trequartista (al fianco di Marchisio) alle spalle di Balotelli: ed è proprio il jolly della panchina juventina a dialogare con profitto con il giovane terzino sinistro del Milan e Montolivo.
Uno-due e via dentro attaccando lo spaesato Flores. SuperMario cerca di bucare la difesa avversaria con un piattone sinistro, poi ancora Giaccherini a tentare l’incursione vincente, senza troppa fortuna. Inutile prendersela con il piccoletto. È piuttosto Marchisio il desaparecido del Maracanà, mentre dietro Pirlo cresce non il passare dei minuti, arrivando perfino a fare da rimorchio in mezzo all’area per chiudere l’ennesima accelerazione sulla sinistra. Da dietro arrivano come furie i centrali messicani che entrano in modo scomposto sul piede sinistro del regista: rigore, ma l’arbitro cileno Osses decide di sorvolare.
Pirlo però è in palla, gira che è una meraviglia, così quando il Balo si guadagna una punizione a 25 metri dalla porta del Messico, è lui a prendere il pallone allontanado Mario. «Faccio io». Destro sotto l’incrocio alla sua centesima presenza azzurra e 1-0 per l’Italia.
Vai che il più è fatto. Mica vero. È a quel punto che Barzagli si addormenta con Dos Santos e regala il rigore trasformato da Hernandez per 1-1 che chiude la frazione. L’Italia rientra dopo l’intervallo con lo stesso undici, lo stesso fa il Messico e la partita continua a viaggiare sul vecchio binario (azzurro). Per cambiare il trend e dare più peso all’attacco, il ct decide di togliere Marchisio e inserire Cerci dopo un’ora abbondante di gioco, ma ci vuole Balotelli per rimettere la freccia: Giaccherini alza una preghiera in area, Mario difende il pallone e insacca di potenza. Rete e spogliarello che costa un’ammonizione (inutile). Prandelli preoccupato lo sostituisce e non lo applaude. Il Maracanà sì. A scena aperta.
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