Andrea Petagna, promessa rossonera dal cuore alabardato

TRIESTE. Di lui si parla da parecchio tempo che, quando riguardi la sua data di nascita, 30 giugno 1995, ti sembra perfino impossibile. Andrea Petagna, diciassette anni compiuti da poco, un ragazzone attorno all’uno e novanta, che rivedendolo dopo la sua partenza verso il Milan di quattro anni fa, vien da chiedersi cosa gli abbiano dato da mangiare: «Pasta al pomodoro e bistecche a pranzo, pollo e verdure a cena – dice sorridendo – e il resto è solo merito di mamma e papà». Ormai un veterano del club rossonero, l’anno scorso ha giocato ad inizio stagione nella Primavera fino al Torneo di Viareggio, per poi esser dirottato nella squadra allievi, dove ha messo a segno venti gol: quest’anno partirà nella primavera allenata da Aldo Dolcetti e farà coppia d’attacco con Ganz: «Inutile dire che a Milano mi trovo benissimo – racconta – e non vi dico quanto sia emozionante quando ti chiamano per allenarti con la prima squadra. Vicino ad Ibrahimovich, per esempio, che è sempre stato un mio idolo. La nuova stagione è iniziata molto bene perché sono andato in gol in tutte e sei le amichevoli disputate: da sabato 25 si fa sul serio perché inizia il campionato Primavera sul campo del Cesena». Domio, Itala, Virtus Corno e Donatello poi la grande avventura a strisce rossonere e, subito, la conquista del tricolore giovanissimi, con sigillo personale nella finalissima contro la Roma. A Milano, adesso, c’è anche una parte di cuore, visto che è fidanzato con Gaja: «Purtroppo lei fa il tifo per l’Inter». Il calcio è una questione di famiglia: Andrea è nipote di Francesco Petagna, l’indimenticato “Ciccio” capitano della Triestina dal ’49 al ’59 e poi allenatore e suo papà Euro, anche lui giocatore alabardato e allenatore, ora partecipa alla rinascita della nuova Triestina. «Sono felicissimo che sia tornato in alabardato e mi auguro facciano bene in fretta. Quando toccherà a me la maglia alabardata? Beh, per adesso mi par giusto pensare al Milan, in fondo il rosso sulla maglia non manca». (g.be.)
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