Assalto al pullman dei gialloblù Polemica tra Verona e Roma

ROMA. Sassi contro il pullman di Mandorlini e della sua squadra, scoppia la polemica tra Verona e Roma. E scatta di nuovo l'emergenza Olimpico. Dopo un'estate di comune follia in giro per l'Italia, tra testate in amichevole e cori razzisti, la violenza torna a far la parte da protagonista in serie A. E ancora una volta il palcoscenico è lo stadio di Roma. O meglio, le sue vicinanze.
Dopo le dispute dello scorso maggio sulla finale di Coppa Italia in notturna, e le prime due giornate di campionato con le curve di Lazio e Roma chiuse per cori razzisti, a due turni dal nuovo Roma-Lazio torna lo spettro violenza. «Fosse successo qui da noi, un'intera città sarebbe sotto accusa. Ma a Verona la polizia non lo avrebbe consentito», attacca il sindaco scaligero Flavio Tosi, dopo che l'Hellas aveva denunciato un assalto ultrà con spranghe e sassi. «Condanno ogni forma di violenza, ma non bisogna colpevolizzare Roma», replica Ignazio Marino. Che il bus della squadra di Mandorlini sia stato costretto a rimanere fermo, e che il tecnico se la sia vista brutta, è acclarato. «Poteva finire male: soprattutto per l'autista che stava davanti a me», racconta il tecnico gialloblù tornato in mattinata a Verona in treno. «Ma non è neanche calcio...», prova poi a smorzare i toni.
Intanto la Lega ha fissato alle 15, e non in serale, il Roma-Lazio del 22 settembre: mai più di notte, aveva chiesto il prefetto della Capitale. E così è. «Ecco le foto dell'assalto al nostro pullman», era da ieri mattina il titolo delle immagini postate sul profilo twitter dal Verona: il buco nel finestrino, le schegge davanti al sedile dell'allenatore, tutto il resto del grande vetro in frantumi ma ancora in piedi. Di tutto, si occuperà l'Osservatorio del Viminale. Saranno acquisite informazioni sulla dinamica dei fatti, specie quelli successivi alla parita: le prime indagini parlano di due ultrà che hanno lanciato sassi contro il bus veronese sulla Tangenziale dalla corsia opposta. «Il nostro calcio non è così - l'amara considerazione del ct azzurro Cesare Prandelli - Ma non dobbiamo fare finta di nulla: purtroppo questo sport rischia di diventare sempre più motivo di scontro, più che di incontro».
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