Brawn: «Cambio la Formula 1 Mi bastano cinque mosse»
«Sto finendo di scrivere le nuove regole della Formula 1». Ross Brawn risponde dall’ufficio di Londra. Sul suo tavolo di lavoro negli ultimi due anni si sono succeduti 12 modellini di monoposto. Adesso siamo all’ultima versione, che a fine mese sarà presentata al Consiglio mondiale dell’automobilismo per l’approvazione. La rivoluzione scatterà nel 2021.
Prima di diventare il responsabile sportivo di Liberty Media, Brawn era stato campione come direttore tecnico della Ferrari e come team principal della Brawn Gp. Vinceva facile. Ora che è passato dall’altra parte della barricata sta studiando il modo per evitare che questo continui ad accadere.
«Dal 2017, ha idea di quanti piloti sono saliti sul podio, esclusi Mercedes, Ferrari e Red Bull?». Fa una pausa. Probabilmente neanche wikipedia saprebbe rispondere in pochi click. «Sono 3 su 168. Troppi».
Il calcio le pare tanto diverso, caso Leicester a parte?
«Noi vogliamo gare combattute in cui anche le altre squadre abbiano una chance. Non è una versione comunista della F1: serve davvero un Leicester che possa vincere almeno una gara, se non il campionato».
Quest’anno ci sono stati più sorpassi e duelli al vertice che negli ultimi cinque campionati almeno: che senso ha fare la rivoluzione?
«Ricordi il dato che le ho detto: 3 su 168».
Un’obiezione che le fanno i progettisti: con le nuove regole avremo monoposto in fotocopia.
«Le rispondo con delle domande: lei oggi saprebbe distinguere una macchina dall’altra se togliessimo livrea e numero? Forse ci saranno meno differenze, ma siamo sicuri che sia la forma dei deflettori o dei flap dell’ala posteriore a rendere divertente un Gran premio?Non sarebbe meglio che il pubblico non sapesse già dal venerdì chi salirà sul podio?».
In cinque punti, com’è la Formula 1 secondo Liberty Media?
«Combattuta: dobbiamo favorire i duelli in pista. Incerta: i distacchi si devono ridurre. Sostenibile finanziariamente: diminuiamo i costi. Sostenibile per l’ambiente: i progressi in pista devono ricadere sulle auto di serie. Appassionante: le monoposto devono essere belle, trasmettere eccitazione».
Perché insistete sulla riduzione dei costi? Nello sport, e non solo, c’è sempre qualcuno che ha più soldi.
«Dobbiamo garantire la sopravvivenza a lungo termine delle scuderie, anche quelle più grandi. Un budget da 400 milioni è difficile da giustificare».
Il tetto di spesa è un’ipotesi?
«No, è una necessità. È la misura su cui c’è stato il massimo consenso».
L’uso di pezzi standard invece non piace alle squadre di vertice: lo vedono come un livellamento verso il basso.
«Su alcuni punti c’è intesa, su altri meno. Abbiamo proposto l’open source: le squadre mettono a disposizione i progetti di alcuni componenti».
Ha messo in conto il no dei team?
«Abbiamo lavorato con loro in modo trasparente. Su alcuni punti come il budget cap c’è accordo, su altri meno. Per questo abbiamo rinviato la presentazione del regolamento a fine ottobre. Noi di Liberty e la Federazione dell’automobile siamo aperti a idee e suggerimenti, ma nelle ultime settimane non ne è arrivato uno che ci aiutasse a raggiungere i nostri obiettivi».
Quindi andrete avanti lo stesso?
«Qualcuno resterà sulle proprie posizioni, ma il cambiamento è necessario».
La Ferrari manterrà il diritto di veto?
«Le risponderò quando sarà presa la decisione. Alla Ferrari sarà comunque riconosciuto lo status di squadra storica».
I top team avranno ancora un trattamento privilegiato nella spartizione della torta?
«Di nuovo, non c’è una decisione definitiva. Comunque abbiamo sempre sostenuto che la F1 deve distribuire in modo più equo i suoi guadagni».
Nel 2020 la F1 tornerà in Olanda dopo 35 anni e debutterà in Vietnam. Per la prima volta in calendario ci saranno 22 gare. Avete in programma altri Gp?
«Sì, l’intenzione è quella di crescere ancora un po’. Tenga conto che dal 2021 il fine settimana di gara si distribuirà su tre giorni. Le attività del giovedì saranno spostate al venerdì. Vogliamo che ogni Gran premio sia una sorta di Super Bowl per la nazione che ospita l’evento».
La Ferrari ha cominciato le trattative con Marchionne e le ha portate avanti con Binotto: sono cambiati i temi della trattativa?
«No, le richieste da Maranello sono le stesse. Conosco Mattia Binotto da 20 anni, era un giovane ingegnere quando io ero direttore tecnico. È diventato team principal, un ruolo che richiede passione e impegno: doti che aveva fin da allora».
Che cosa si aspetta in questo finale di campionato?
«Duelli, sorpassi e gare incerte. La Ferrari lotta ad armi pari con la Mercedes, che ormai sta per vincere il titolo. Anche la Red Bull va forte. Il mio augurio è che scenda quel 98 per cento abbondante di podi dei top team». —
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