Buffon: «Una vergogna quei blitz annunciati»

FIRENZE. L’altro scandalo. Gigi Buffon non si nasconde dietro garantismi di facciata, tantomeno dietro le parole. Dal ritiro della nazionale il capitano azzurro sfoga l’ira contro le «paternali» ricevute per le frasi su pareggi comodi. E soprattutto per quella che tra giri di ironia bolla come “spettacolarizzazione” dell’inchiesta calcioscommesse.
«Sapete 3-4 mesi prima di operazioni, conoscete i contenuti di un verbale al pm 10 minuti dopo. Le telecamere lunedì erano Coverciano alle 6. Questa è la vergogna». Parola durissima, non certo un sasso nello stagno. Perchè pesa come un macigno, perché le acque sono già molto agitate. Tutto attorno alla nazionale, e anche dentro. Vergogna si sposa con tanti comportamenti, in questi giorni. Buffon sceglie di usarla per scoop e reportage. Ma è chiaro che l’obiettivo principale non sono i media. «Io ascoltato dal pm? Non so nulla. I diretti interessati sono sempre gli ultimi a sapere. Lo chiedo a voi: sarò ascoltato?», dice dondolando elettrico, le mani sotto il tavolo nervose, come trattenesse qualche pensiero. E invece li riversa tutti sul tavolo della sala conferenze di Coverciano. «Ho piena fiducia nei pm, che facciano piena giustizia. Perché non c’è nulla di peggio che giocare o speculare sulla vita di una persona».
Sotto accusa, lui, ci era finito solo per le frasi prima di entrare in ritiro: «Combine? chi conosce il calcio sa che alle volte un pari può far comodo alle due squadre. E due feriti sono meglio di un morto» aveva detto. «Non dico tutto quel che ho nel cuore - ripete ora -, ma ho avuto la conferma che chi non ha scheletri nell’armadio non può dire quel che pensa. La democrazia è libertà di espressione, accetto le critiche e mi prendo le mie responsabilità. Mi avvertite voi quando è il momento opportuno per essere liberi di parlare? Su certi argomenti delicati, non lo è mai. Quel che non sopporto è aver subito paternali da chi conosce il calcio da millenni. Il mondo non è ipocrita, buonista, moralista: va come va, cioè male. Nel caos - prosegue - non si distinque tra comportamenti antisportivi, e comportamenti truffaldini di chi ha alle spalle associazioni criminali». Buffon ribadisce di averlo fatto, «ma è finito tutto nel calderone». «Ho giocato solo in grandi squadre e sempre per vincere. Avessi militato nella peggiore del mondo, certe cose non le avrei mai fatte, ho un’educazione sportiva. Chi lo fa deve avere pene esemplari. Ma ci sono colpe gravi e meno gravi. Real e Bayern - è il contrattacco - in semifinale di Champions hanno smesso di giocare ai supplementari, volevano andare ai rigori. Che si fa, mandiamo la magistratura? Metti due squadre che fanno pari per non retrocedere: se una perde, andate voi a spiegarlo ai 300 tifosi sotto casa di un giocatore?»
Il rapporto coi tifosi è altro tema scottante. «Che male c’è se saluti un tifoso al campo d’allenamento, lo stesso che magari ti ha confortato quando hai fatto un errore? Se dietro c’è altro, è diverso. Ma qualcuno - conclude amaro - quel tifoso l’avrà pure fatto entrare, al campo...». Sottolinea ancora di «non aver preso in considerazione l’idea di perdere Conte, le accuse non mi sembrano gravi», e di «ritenere logico che il pm ascoltasse subito Criscito, come fu per me nel 2006: ma la logica non è di moda, in Italia». E allora riparte il j’accuse. «Non auguro a nessuno di esser svegliato all’alba, come Criscito. La decisione dell’esclusione? L’hanno presa insieme, lui tiene all’Europeo ma ancor prima all’immagine della sua vita, si difenderà. In questo caos, però, avete bisogno della gogna. E con una regione che è quasi sparita, sembra che il problema dell’Italia sia il calcio...».
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