Capitan Lambrughi: «O si riparte a maggio o è meglio pensare a riformare la Serie C»

Il centrale della Triestina ha le idee chiare: «Nella categoria in tanti hanno stipendi modesti, vanno tutelati»

TRIESTE Mai come in questi giorni, con lo sport fermo causa coronavirus, si è sentito tanto sindacalese nel mondo del calcio: sugli stipendi ai giocatori si è ipotizzato un po’ di tutto: tagli, riduzioni, sospensioni, accordi di gruppo, accordi personali, cassa integrazione e quant’altro. Ma la questione come è vissuta in casa alabardata dai diretti interessati? Non c’è miglior esponente per parlarne che Alessandro Lambrughi, capitano della Triestina.

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Sull’argomento stipendi la vostra posizione qual è?

Sappiamo che quella attuale è una situazione senza precedenti, quindi siamo anche disposti ad andare incontro alla società, ma penso che a oggi sia presto per qualsiasi decisione, non c’è ancora nessuna certezza. Secondo me la questione va analizzata con il seguire degli eventi.

In che senso?

Che non bisogna avere fretta, perché sarà necessario appurare alla fine il danno che si sarà creato per tutti, per poi cercare ognuno nel suo di limitare i danni. Di certo alcuni precisi paletti ci sono.

Quali?

Sappiamo che le società di serie C sono in difficoltà, ma anche che la C non è la serie A e B, ci sono parecchi giocatori che guadagnano il minimo o comunque stipendi modesti, hanno famiglie da portare avanti e il momento non è facile. Anche in questi giorni, invece, si sta facendo spesso di tutta l’erba un fascio, e invece non è così. Bisogna innanzitutto tutelare quelli con gli stipendi più bassi e trovare una soluzione per il bene di tutti.

Vi state confrontando con sindacato e società?

Certo, in questi giorni siamo sempre in contatto con la società e con l’associazione calciatori. Ogni discorso che si fa è per salvaguardare il futuro sia delle società che dei giocatori.

Si è parlato di cassa integrazione per gli stipendi più bassi: come la vede?

Che sia cassa integrazione o che sia un accordo particolare, una soluzione va trovata perché ad oggi non c’è. E ripeto, senza avere troppa fretta, perché va capito quale sarà il danno reale.

È il momento per ripensare la Lega Pro e renderla più sostenibile?

Sì, una riforma ci dovrà essere. È il momento di trovare una soluzione che dia solidità alla categoria e sia duratura nel tempo. Può essere una serie C d’elite o una defiscalizzazione per le società, ma qualcosa va fatto perché le entrate in serie C non sono quelle della serie A, non ci sono i grossi introiti tv e si fa fatica a sostenere una stagione.

Ma la stagione potrà riprendere o no?

Noi speriamo tutti che si possa tornare a giocare, ma bisogna essere sicuri di salvaguardare e garantire anche la salute. Certo, se si potrà e vorrà riprendere, non si può andare troppo oltre con i tempi, perché poi c’è il rischio di compromettere anche la prossima stagione. Quindi se entro maggio si riparte bene, altrimenti credo sia meglio programmare il futuro. Altrimenti invece che solo una, si fanno male due stagioni.

Anche dal punto di vista della condizione fisica le tempistiche sono decisive?

Certo, per riprendere l’attività serve ovviamente un periodo di allenamenti prima di giocare delle partite: non è che a maggio danno il via libera e poi dopo dieci giorni già si gioca. Stiamo affrontando una pausa che alla fine sarà più lunga di quella tradizionale estiva, quindi non si può certo ripartire subito di botto. —


 

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