Che giornata in A per gli allenatori Iachini e Zenga, addio

ROMA. Il 10 novembre 2015 passerà alla piccola storia del calcio italico come la “giornata dell'esonero”. E la “giornata dell’esonero” in serie A comincia con il forzato addio al Palermo di Beppe Iachini e finisce con quello alla Sampdoria di Walter Zenga, che, a Dubai, riceve la notizia dell'arrivederci e grazie deciso dal club blucerchiato.
Palermo: arriva Ballardini Il presidente Zamparini è un esperto dei colpi di scena, ma negli ultimi tempi era diventato noioso, quasi preoccupante. Due anni senza un esonero: è questo forse il vero record. Beppe Iachini era riuscito a rimanere in sella, anche nei momenti più difficili, ma non ha superato la notte dei brutti pensieri del patron che lo ha chiamato e liquidato dopo avere incassato il sì di Davide Ballardini (un ritorno per lui, dopo il campionato 2008-2009). Sarà il tecnico di Ravenna a guidare il prossimo allenamento in vista della difficile trasferta con la Lazio. Anche per i tifosi, l'aggiornamento del numero degli allenatori che si sono avvicendati sulle panchine di Palermo e Venezia ha perso il suo appeal, nonostante cifre mirabolanti e ineguagliabili. È la resistenza di Iachini la vera notizia. Con un colpo di coda - la tiratissima vittoria contro il Chievo di domenica - l'allenatore sembrava aver fermato la smania di cambiamento di Zamparini che una volta ammise: «non ho pazienza». Eppure stavolta sembrava tutto diverso, un matrimonio a lungo termine per inseguire la salvezza. Del resto, il Palermo è 12.mo, a metà classifica. Il tasso tecnico offerto a Iachini non può far sognare l'Europa nemmeno ai più ottimisti. E l'allenatore lo aveva ribadito anche a inizio stagione, sottolineando alcune lacune nel mercato. Frasi che il patron non ha dimenticato e che hanno portato, dopo dodici giornate, all'esonero. Le aspettative di Zamparini sono alte e adesso a soddisfarle dovrà essere Ballardini. Uno dei pochi a non essere stato esonerato dal patron. Finora.
La Sampdoria sogna Montella La email che conteneva il licenziamento di Zenga è stata probabilmente spedita da Firenze dove il presidente Massimo Ferrero, salutato Osti in rientro a Bogliasco per la mini seduta dei blucerchiati coordinata da Pedone, assieme all'avvocato Antonio Romei stava tentando di portarsi via un consenziente Vincenzo Montella. La trattativa fiorentina parte da un buon punto preso che è il sì dell'ex aeroplanino ma, soprattutto, è la disponibilità dell'allenatore campano a abbassare l'ingaggio che convince: da 1,8 mln a 1,2/1,3 milioni di euro fino al 2017. La discussione, semmai, verte ancora sulla clausola rescissoria da 5 milioni di euro che potrebbe scendere a 2 con l'arrivo in viola di Roberto Soriano, gioiellino - e capitano - della Sampdoria. Andrea Della Valle è stato chiaro: «Per quanto riguarda Montella c'è una clausola e va rispettata». E Walter Zenga? Non può dirsi sorpreso. È vero che lascia la Samp «a -2 dalla Juventus» come ha sottolineato l'ex Uomo Ragno da Dubai ma è anche vero che l'ostilità ambientale e la progressiva involuzione della squadra hanno preoccupato la società genovese. L'esonero di mister Z era nell'aria già domenica sera alla fine di Samp-Fiorentina ma ci sono volute 48 ore e una repentina partenza per Dubai del tecnico perché venisse ufficializzata. «Non mi sento tradito - ha detto Zenga in serata -. Sono felice di aver avuto l'occasione di allenare una squadra alla quale sono stato legato anche da calciatore. Ma il ruolo del tecnico prevede di essere messi in discussione continuamente. Fa parte del gioco».
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