Ci superano in tutto anche nei debiti

Chiamatela “rivincita” e non “revenge”. Perché questa è l’occasione di riscatto per l’Italia. Invece della regina, qualcuno può salvare il nostro calcio: la nazionale, domenica sera. In Europa siamo considerati ormai una sottolega rispetto alla Premier, nei ranking Fifa e Uefa guardiamo gli inglesi come la pubblicità di un dentifricio ovvero dal basso verso l’alto, troppi scappano dal nostro campionato per volare oltremanica mentre nessuno fa il viaggio inverso, su stadi e sicurezza siamo indietro anni luce. Anche se poi, andando a leggere tra le righe, non è davvero tutto oro quel che luccica.
Ranking Fifa. Viene da piangere a guardare l’ultimo aggiornamento Fifa datato 6 giugno. Loro al 6° posto in classifica, noi addirittura al 12° dietro anche a Croazia, Danimarca, Portogallo e Cile. Secondo il sistema attualmente in uso, i punteggi sono calcolati sui risultati conseguiti dalle squadre negli ultimi quattro anni, dando maggior peso a quelli più recenti e significativi.
Nel settembre del 2007 eravamo primi, per un po’ siamo rimasti in auge, poi il tonfo del Sudafrica 2010 ci ha fatti crollare nell’anonimato.
Il ranking Uefa. Ce ne sono due, uno per club e uno per nazionali, naturalmente a livello europeo. E sono altri cavoli amari.
Nel ranking Uefa per club 2011-2012 loro hanno ben 3 squadre nelle prime sei ovvero Manchester United 2°, Chelsea 3° (ma salirà dopo il trionfo in Champions) e Arsenal 6°. Delle italiane solo l’Inter resiste nella top 10 (settimo posto), poi c’è il Milan 12°, mentre per trovare la terza squadra in classifica bisogna scendere al 26° posto (!) con la Roma.
Il confronto va ancora peggio nel ranking Uefa per nazionali visto che l’Inghilterra è prima mentre l’Italia è soltanto quarta, preceduta da Spagna e Germania.
Settori giovanili. La nostre difficoltà partono dai vivai e poi si dilatano come il debito pubblico.
In Inghilterra i club sono obbligati a presentare a inizio stagione una lista di 25 nomi con almeno 8 giocatori usciti dal vivaio. I frutti si vedono perché il 9,5% dei giocatori under 21 scende in campo con continuità, mentre da noi la percentuale crolla a un incredibile 2%. Colpa, va detto, anche dei nostri campionati Primavera dove la regola dei fuoriquota consente di poter schierare addirittura tre giocatori di 21 anni.
In fuga verso la regina. L’Inghilterra in questi anni ci ha rapito un po’ tutto: allenatori (da Fabio Capello a Roberto Mancini, da Claudio Ranieri a Carlo Ancelotti fino a Gianfranco Zola e Roberto Di Matteo), giocatori (lista infinita, Mario Balotelli su tutti) e anche ragazzi strappati alle nostre giovanili con un po’ troppa arroganza.
Inglesi in Italia? Forse al Colosseo, non sul campo. L’ultimo “decente” (ma niente più) è stato David Beckham, poi bisogna tornare indietro ai tempi di Paul Ince per trovare qualche buon prodotto. Un segno lo hanno lasciato anche Paul Gascoigne (in ogni senso...), David Platt e un po’ Mark Hateley, ma qui si torna alla metà degli anni ’80.
Stadi, business e diritti tv. Abbiamo occhi invidiosi quando guardiamo gli stadi inglesi. Belli, coperti, con tribune a un metro dal campo, sempre pieni. Tant’è che in Premier di media si riempiono il 92% dei posti disponibili in uno stadio, mentre in Italia siamo fermi al 61%.
E poi questi stadi portano grana seppur (come vedremo dopo) male investita. Pensate che l’Old Trafford frutta al Manchester 138 milioni di euro l’anno, mentre in Italia gli stadi sono una rimessa. Il Milan, ad esempio, paga 6,5 milioni di euro d’affitto al Comune più altri cinque milioni tra spese di mantenimento ordinario e straordinario.
A livello di sponsor e merchandising loro incassano 610 milioni di euro l’anno, noi 310 milioni. L’ultimo colpo della Premier è arrivato proprio una settimana fa, il 14 giugno. La loro Lega ha infatti raggiunto un accordo per vendere i diritti televisivi in Inghilterra per il triennio che inizia con la stagione 2013-2014 alla pazzesca cifra di 3 miliardi di sterline (circa 3 miliardi e mezzo di euro), un aumento del 70% rispetto al contratto attuale, che scade alla fine del prossimo torneo e vale 1 miliardo e 800 milioni di sterline. Ognuna delle 20 squadre del campionato inglese riceverà una somma superiore a 60 milioni di sterline l’anno. E questo senza contare i diritti tv esteri.
I debiti. Va detto però che questi inglesi, un po’ troppo fenomeni, hanno in realtà dei crateri spaventosi nei conti. Colpa di gestioni allegre, acquisti a prezzi fuori logica, stipendi che si impennano sempre più per le follie di sceicchi e magnati senza pudore.
L’ultimo rilevamento ufficiale datato 2010 ci dice infatti che ben quattro club della Premier presenti nella classifica delle dieci società più indebitate di Europa. E le prime due sono proprio Manchester United e Chelsea, che nel nuovo aggiornamento saranno raggiunte dal Manchester City.
E poi, come direbbe il Trap, «non hanno vinto un c...». Noi abbiamo in bacheca quattro Mondiali e un Europeo, loro un solo Mondiale (rubacchiato) datato 1966. La regina aveva ancora 40 anni.
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