Costalunga, una società a conduzione familiare
Dove conta il terzo tempo: «Pasta e cotecio dopo gli allenamenti»

TRIESTE. La zona di Santa Maria Maddalena Superiore ed Inferiore era denominata la capitale degli orti triestini e patria del “radicio”: a Coloncovec, con più o meno “kappa” a preferenza, si coltivava il “Cichorium Intibus” (il suo nome scientifico) di primo taglio, assoluta specialità locale degna di una d.o,c.g.. Direttrice principale della zona è quella lunghissima via Costalunga che ha dato il nome all’attuale squadra di calcio.
Storicamente sembra ci fosse un Coloncovec che, però, andò in un lungo letargo: la rinascita è del 1970, sotto la spinta di Giorgio Vecchiet. «Era un gruppo di giovani e vecchi – ricorda Luciano Zancopè, classe ‘46, una vita nel calcio – tante cene dopo le partite che pagavamo rigorosamente alla romana. Quando vincemmo la terza categoria, però, per festeggiare fu arrostito un manzo intero: tre giorni e tre notti, dandosi il cambio allo spiedo...» Avviato al mezzo secolo di vita, il Costalunga – unica società della Promozione senza un proprio impianto a undici - ha riavuto almeno il suo campo a sette, inaugurato a fine settembre: «Che soddisfazione – dice Luca Scrigner dirigente dei gialloneri - rivedere tanta gente in campo: quand’era in terra battuta ci giocavamo anche dieci contro dieci e sai le urla quando si tornava tutti sporchi a casa. C’era rimasta la voglia matta di vederlo rinascere...»
La storia
dell’impianto
Il primo campetto era vicino la chiesa, in via Pagano poi, nei primi anni ‘80, dirigenti e giocatori, trovato lo spazio, se n’erano costruito uno, di loro proprietà: d’estate si scatenava Bruno Quargnali, il re delle sagre, che le organizzava con balli e, naturalmente, un’ottima griglia. Poi, nel 2006, il Comune stanziò i soldi per trasformarlo in sintetico ma i lavori di bonifica bloccarono tutto, il finanziamento si perse, c’era il patto di stabilità e solo tre anni fa si riprese a lavorare: «E’ finito un incubo di dieci anni – racconta Anna Bracco, consorte del presidente Davide – e mio marito voleva mollare tutto: sono molto testarda, ho rotto le scatole a tutti,finché l’abbiamo spuntata. Il sogno di Davide era avere una società calcistica ed io mi sono appassionata». Doveroso, per chi gioca nel Costalunga, celebrare il terzo tempo: «E’ la nostra forza – sottolinea Luca Scrigner – stare bene insieme: ora al venerdì lo possiamo rifare nel nostro campetto, pasta e “cotecio” dopo l’allenamento. Cerco di trasmettere ai più giovani quei valori che fanno la differenza e che, a me e a capitan Steiner, predicavano Koren, Bevilacqua ed il grande Vladi Tesevic».
Talento del calcio triestino, Tesevic è stato allenatore, direttore sportivo ed infine presidente del Costalunga per un quinquennio: «Anni indimenticabili, uscivano da due retrocessioni – ricorda - ma in cinque anni tornammo in Promozione: anni in cui si formò la forza del gruppo ed il senso di appartenenza, del valore della maglia. Tutti coinvolti, lavorare era un piacere, se c’erano difficoltà, ne venivamo fuori».
Il periodo
critico
Momenti difficili non sono mancati: «Vladi – ricorda Anna Bracco – ci chiese di aiutarlo a salvare il Costalunga e per tre anni l’abbiamo affiancato: un po’ i sacrifici della nostra famiglia, l’aiuto di qualche sponsor e quello dei dirigenti assieme a noi, hanno fatto il resto. Senza un nostro campo, le spese da sostenere sono tante: i ragazzi giocano per piacere e passione ed è una gran soddisfazione esser in Promozione stabilmente da cinque stagioni, ed aver vinto la Coppa Italia nel 2015 battendo il Casarsa». Curiosità in giallo nero, in squadra c’erano ben cinque famiglie di giocatori: Marocco, Marjanovic, Delmoro, Tari e Zetto e quest’ultima famiglia, oggi è praticamente tutta impegnata nel collaborare con la società. Bastava un portiere, insomma: per esempio, quel Fabio Canziani, classe ‘62, esempio per tutti, capace, se serve al Costalunga, di andare ancora in campo e parare tutto... La nuova struttura è già frequentatissima: ci sono tornei ogni giorno e dal prossimo anno la società organizzerà il settore dei “Piccoli Amici”: intanto ci sono quelli della Triestina, cui è stato concessa gratuitamente il campo per il bel rapporto d’amicizia con Milanese.
Il settore
giovanile
In bar arriva un ragazzino che cerca aiuto per sgonfiare il pallone: «Gioco in porta – dice Enrico Krevatin, 2008 degli alabardati – ed è troppo duro. Sono muggesano, vado a scuola a Crevatini, mi piacciono Buffon e Cristiano Ronaldo… Il campo? E’ proprio bello morbido, qualche volta ci farei un pisolino...». Già, il campo: è stato intitolato a Gianluca Fiori tragicamente scomparso. «Non avevamo giocato una bella partita – ricorda Vladi Tesevic – non ero molto contento. Luca, per consolarmi mi salutò dicendomi: “Dai, generale, ci vediamo martedì” e invece, il lunedì ce l’ha portato via”.
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