Dalla speranza al dramma La corsa di Bianchi è finita

Il giovane pilota francese di F.1 è morto ieri dopo 9 mesi di coma, da quando a Suzuka finì contro una gru nel Gp del Giappone. Il suo futuro era la Ferrari
(FILE).French Formula One driver Jules Bianchi (R) of the Marussia F1 Team signs autographs as he walks on the track at the Suzuka Circuit in Suzuka, Japan, 10 October 2013. .ANSA/DIEGO AZUBEL
(FILE).French Formula One driver Jules Bianchi (R) of the Marussia F1 Team signs autographs as he walks on the track at the Suzuka Circuit in Suzuka, Japan, 10 October 2013. .ANSA/DIEGO AZUBEL

ROMA. L'ultimo a morire di Formula 1 fu Ayrton Senna, il pilota brasiliano reso leggenda dai tifosi, oltre che dai successi conquistati, la cui corsa s'interruppe sul circuito Imola. Era il primo maggio 1994 e, da allora, grazie anche a una serie di revisioni che hanno permesso sostanziali aggiustamenti alle norme sulla sicurezza dei piloti, la drammatica catena di decessi in Formula 1 sembrava essersi spezzata. Altri piloti erano morti, ma non nei Gran premi di Formula 1. Da ieri notte la morte ha ricominciato ad andare a braccetto con la Formula, dopo che un altro ragazzo con la faccia pulita, come Senna e tanti altri “martiri” della velocità, che amava stare con il casco e la tuta, se n'è andato per sempre. La sua corsa, a dire il vero, si era interrotta il 5 ottobre dell'anno scorso, sulla pista di Suzuka, in Giappone, quando la Marussia (attuale Manor) che guidava era andata a schiantarsi contro una gru, entrata in pista per recuperare una vettura incidentata.

Da quel momento, il francese Jules Bianchi, 25 anni, giovane promessa del movimento automobilistico, una carriera iniziata a Maranello, non si era più svegliato. La sua vita era diventata come una fiammella che si era affievolita giorno dopo giorno. Fino a ieri notte, quando si è spenta per sempre. Nove mesi in coma, la speranza incessante e disperata di parenti e amici, compagni e avversari, che cozzava con la realtà di una vita che non voleva riprendere. Una speranza vana, soppiantata dalla disperazione e dal lutto per una giovane vita che se ne va.

Dopo l'incidente a Bianchi, la Fia ha deciso di rafforzare le misure di sicurezza in pista, dando il via libera alla safety-car virtuale, che costringe i piloti a rallentare l'andatura in caso di pericolo. Adesso è prevista anche la ripartenza da fermo sulla griglia dopo l'ingresso della safety-car, a patto che siano passati almeno due giri dal semaforo verde e che manchino più di cinque giri alla fine della gara. Ma non solo: cinque Gp sono stati anticipati di un'ora per garantire maggiore visibilità ai piloti con la partenza almeno quattro ore prima del tramonto.

«Jules Bianchi era uno di noi, era un membro della famiglia Ferrari ed era il pilota che avevamo scelto per il futuro, una volta finita la collaborazione con Raikkonen». Così l'ex presidente del Cavallino Luca di Montezemolo ricorda il giovane francese. «Era un ragazzo di prim'ordine, riservato, veloce, educato, attaccatissimo alla Ferrari e di sicuro avvenire - afferma ancora Montezemolo -. Un destino amaro ce l'ha portato via lasciando in noi un vuoto incolmabile».

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