Episodi razzisti contro il Legia, Lazio di nuovo a porte chiuse
ROMA. Ancora una volta Olimpico chiuso causa razzismo. La scure della Uefa si abbatte sulla Lazio: un turno a porte chiuse per i cori razzisti intonati nel corso del match di Europa League con il Legia Varsavia, del 19 settembre scorso. Una squalifica disposta dalla Commissione disciplinare dell'organo che governa il calcio europeo e che arriva dopo quelle della passata stagione che obbligarono la squadra di Petkovic a giocare senza pubblico contro Stoccarda e Fenerbahce e punirono la società con un'ammenda di 90mila euro per quanto accaduto con il Tottenham. E ieri, alla Lazio, già diffidata e a rischio esclusione dalla competizione, è arrivata questa nuova tegola. Puniti i cori razzisti (probabilmente il coro «giallorosso ebreo», intonato quando tre giorni dopo si sarebbe giocato il derby con la Roma), gli striscioni «inappropriati» (tra cui «Uefa=Mafia» e «up the ultras f*** Uefa»), l'uso di materiali pirotecnici e l'inizio ritardato della gara. Alla società capitolina è stata comminata anche un'ammenda di 40mila euro. Ma a pesare di più è il turno a porte chiuse nel match contro l'Apollon Limassol, previsto per il 7 novembre.
Il club ha fatto ricorso contro la sentenza, ma se non dovesse essere accolto, a pagare sarà tutta la tifoseria biancoceleste, che già ha dovuto rinunciare alla curva Nord contro l'Udinese per i cori razzisti intonati contro i giocatori della Juventus, nella finale di Supercoppa disputata all'Olimpico lo scorso 18 agosto. La sensazione in casa Lazio è che al massimo la Uefa possa accoglierlo parzialmente, chiudendo proprio la Nord. Intanto la radio societaria è stata bersagliata da proteste: lLa tifoseria corretta si è stancata di pagare.
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