Finisce al Madison l’imbattibilità di Giorgio Petrosyan

GORIZIA. Sei anni e 10 mesi esatti. Si ferma qui il conto per Giorgio Petrosyan. Ad interrompere la sua striscia di imbattibilità durata 2496 giorni e 43 incontri è stato Andy Ristie. Nella semifinale delle Glory World Series il fighter originario del Suriname è riuscito dove tutti avevano fallito. A New York ha messo al tappeto il re della kickboxing mondiale. Mai nella sua carriera l’atleta armeno-goriziano del Team Satori aveva subito un ko, tantomeno un conteggio. È successo tutto in una volta sola sabato notte al Medison Square Garden. In un “Theatre” da tutto esaurito - con a bordo ring pugili del calibro di Evander Holyfield e Floyd Mayweather o star del cinema come Leonardo Di Caprio - “The machine” ha messo il colpo vincente all’inizio del terzo round. Il suo gancio destro ha eluso il celebre timing difensivo di Petrosyan spegnendo la luce nella sua testa. Il Chirurgo si è ritrovato a terra e non è riuscito a rialzarsi per continuare un match sofferto e strano che, comunque, stava conducendo ai punti, nonostante si fosse nuovamente fratturato la mano sinistra all’inizio della prima ripresa.
FOLLA AMMUTOLITA Dire che Ristie ha scioccato il mondo è un eufemismo. Una volta spinto Petrosyan alle corde, lo ha colpito al corpo facendolo scoprire prima di sferrare il gancio destro che ha mandato a terra il campione in carica della categoria fino a 70 kg. In un primo momento il pubblico ha urlato come per ogni azione spettacolare, poi ha capito l’inedita e drammatica situazione, così intorno al ring è sceso il gelo. Con il suo stile “sporco”, alle 9.48 locali (le 3.48 italiane) Ristie ha dato la risposta alla domanda che da tempo tutti si ponevano: «Esiste qualcuno in grado di batter il Chirurgo?». A posteriori però la domanda diventa un’altra: l’avrebbe battuto ugualmente, se Petrosyan non avesse combattuto senza affondare i colpi a causa della nuova frattura alla mano?
L’UOMO DEL GIORNO Ristie entra negli annali non soltanto per aver inflitto la prima vera sconfitta a quello che comunque per il momento resta il miglior atleta “pound 4 pound” delle arti marziali da ring. Lo fa anche perché, superata la semifinale, nell’inedito scontro con Robin van Roosmalen si è ripetuto conquistando quella cintura mondiale che l’allievo del maestro Alfio Romanut aveva fatto sua a Roma lo scorso anno. La sua furia si è abbattuta sull’olandese come un tornado. Già finalista nel 2012, RvR non ha potuto molto contro la determinazione e i centimetri in più dell’avversario del Suriname e come prima Petrosyan anche lui è finito ko (ma alla seconda ripresa). «È il mio momento», ha assicurato Ristie alla folla della Grande Mela.
ANCORA LA MANO La determinazione e la potenza del neo-campione non sono in discussione. Il suo stile aggressivo ha sicuramente conquistato gli States, ma non per questo cancella quanto fatto in tutti questi anni da Petrosyan che dopo i titoli mondiali vinti in Giappone nel 2009 e nel 2010 letteralmente con una mano sola (perché rotta), non è riuscito a ripetersi un’altra volta a New York. Nel secondo round i dolori sono stati fortissimi, ma Petrosyan non ha voluto gettare la spugna e rinunciare al confronto. Era convinto di poter gestire l’avversario fino alla campanella della terza ripresa per poi giocarsela con van Roosmalen come aveva fatto al PalaLottomatica. Il cuore però non è bastato.
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