Finiti gli anni d’oro, dai quadrupedi da record ai sardoni fritti
TRIESTE. A Montebello negli Anni Ottanta era un problema trovare un parcheggio quando c’erano le corse serali. Bisogna fare lunghi giri o lasciare la macchina in divieto per non perdersi la prima...
TRIESTE. A Montebello negli Anni Ottanta era un problema trovare un parcheggio quando c’erano le corse serali. Bisogna fare lunghi giri o lasciare la macchina in divieto per non perdersi la prima corsa dove c’era la classica “dritta”. Erano gli anni d'oro dell'ippodromo quando era difficile anche trovare un posto ai tavoli della pizzeria all’aperto che dava sulla prima curva della pista. Per fare una giocata spesso era necessario fare la fila alle casse e chi arrivava all'ultimo momento rischiava di trovare il terminale chiuso e sai poi che imprecazioni quando vinceva proprio il cavallo che non eri riuscito a giocare. E accadeva spesso. Ma l'impianto di Montebello non era solo un ritrovo per scommettitori incalliti, nelle fresche serate d'estate facevano capolino numerose famiglie, portavano i figli a vedere i "cavallini", a respirare quell'atmosfera magica delle corse.
E poi sì, c’erano loro i giocatori, gli aficionados tutti presi da quella febbre da cavallo, che il film di Steno (regista) con Montesano ha dipinto benissimo. Un mondo non solo di pazzi e cacciatori di grasse quote (che alla fine diventavano prede) ma anche di persone dal piglio aristocratico. Un nome su tutti? Gianfranco Gambassini, fine politico, leader della Lista per Trieste. Malgrado un cuore capriccioso non si perdeva una riunione.
Negli anni fiorenti del commercio triestino Montebello pullulava di negozianti, allora c’erano i soldi per mantenere anche dieci-quindici cavalli. I titolari delle scuderie avevano un settore della tribuna tutto per loro. C’erano Grassilli, Steffè, Morselli, Jegher, Iuliano, Cepak, Skoric (proprietario del campione Indro Park) e tanti altri. Li notavi subito, erano tutti agghindati e avevano un cronometro in mano o al collo. A volte non mancava il tifo in tribuna, specie quando vinceva un beniamino di casa o quando si muovevano padovani, romagnoli e toscani per sostenere i loro cavalli. Ma i trottatori erano solo una componente dello spettacolo, per anni Montebello è stata ravvivata dai driver, dei veri personaggi. Le corse vivevano anche sulla rivalità tra Antonio Quadri e Amerigo Mazzuchini, sui guizzi dei Belladonna, di Nicola Esposito (uno dei pochi superstiti), Bruno Corelli, Benito Destro, Claudio de Zuccoli. Carlo Schipani Ennio Pouch, Paolo Romanelli. Con le loro imprese hanno fatto la storia di Montebello. di tutto questo resta un pallido ricordo. Col tempo i cavalli si son ristretti e son diventati sardoni. Verrà il giorno in cui a Montebello vedremo un ricco handicap da pescheria, branzini e orate rendere venti metri a sardoni, mormore e menole.
(m.c.)
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