Garano: «Il mio team di 25 anni fa? Aveva più soldi e tanto talento»

DALL’INVIATO A MONCALIERI. Questa Sgt di Nevio Giuliani è un'altra cosa rispetto a quella di Pippo Garano che giusto 25 anni fa ha ottenuto l'ultima promozione in serie A1 con la vittoria a Gragnano....

DALL’INVIATO A MONCALIERI. Questa Sgt di Nevio Giuliani è un'altra cosa rispetto a quella di Pippo Garano che giusto 25 anni fa ha ottenuto l'ultima promozione in serie A1 con la vittoria a Gragnano. Del resto in un quarto di secolo è cambiata la pallacanestro, sono cambiate le strutture fisiche e atletiche delle ragazze e non si possono cercare omogeneità nelle grandi diversità. Allora erano Graziella Trampus, Franca Pavone (la capitana), Licia Apostoli, la star con più di 100 presenze in Nazionale, che aveva fatto carriera e vinto alla Standa Milano, alla Teksid Torino e che in azzurro aveva disputato i Mondiali del 75 a Cali e del 1979 a Seul, e poi Carol Meucci, Sabrina Colomban, Samantha Gori, la “divina” Giuliana Diviacco, come la definiva il giornalista Renato Gagliardi per la sua eleganza, Elisabetta Borghi, le giovani Gabriella Ramani, Patrizia Verde, Maria Grazia Huez e la giovanissima Martiradonna, un talento eccezionale.

Oggi sono Francesca Rosellini, Giulia Zecchin, Stefania Trimboli, Anna Vida, Maria e Costanza Miccoli, Alice Policastro (capitana), Caterina Bianco, Alessia Cerigioni, Giulia Gombac, Isabel Romano, Giorgia Silli, Gloria Pribetich, Veronica Samez. Squadra giovanissima, triestina e di grandi prospettive, così come triestina ma appena un po' meno giovane era quella di allora. «Onestamente quella Sgt di allora farebbe grandi cose anche oggi - afferma sicuro Pippo Garano -. Certo, oggi sono più veloci e atleticamente meglio preparate, sono più organizzate, ma quella mia era eccezionale per talento, qualità tecnica, fondamentali. E un'altra differenza non da poco era lo sponsor, la Crup, che per due anni ci diede l'abbinamento investendo tanti soldi, più di quanti se ne possono ricevere oggi». Pochi paragoni, quindi, fra quella Crup e questa Calligaris, anche a livello di similitudini fra atlete. «Forse solo la Isabel Romano potrebbe assomigliare alla Martiradonna dal punto di vista atletico, per gambe ed elevazione».

Anche la Pallacanestro Torino del 1989, però, era un'altra cosa rispetto a quella di oggi. Era una squadra di quartiere in una città monopolizzata dalla Fiat-Teksid, dalla Accorsi e giocava in serie C. Aveva 30 anni di vita, un buon settore giovanile, ma si fermava lì. Il salto di qualità è arrivato quando le due maggiori società sono sparite e hanno lasciato un spazio libero che il club ha saputo riempire. Ha chiamato Sandra Palombarini, atleta carica di gloria ed esperienza che con la Teksid e in azzurro aveva vinto in Italia e all'estero e con lei in campo e poi in panchina è arrivata fino alla A2, senza mai però riuscire a salire al piano più alto. Oggi anche la Pallacanestro Torino, come la Sgt, è del tutto autoctona e a basso costo, ma è il prodotto di tre vivai differenti (il proprio e quelli di Ginnastica Torino e Collegno). (ma.co.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo