Genoa, due partite a porte chiuse

Emessi i primi 11 Daspo, potrebbero esserci anche arresti. Condanne da Blatter, Petrucci e Beretta
Giuseppe Sculli (n.81) parla con i tifosi del Genoa che stanno protestando, in una immagine del 22 aprile 2012, allo stadio Luigi Ferraris di Genova durante Genoa-Siena. ANSA/LUCA ZENNARO
Giuseppe Sculli (n.81) parla con i tifosi del Genoa che stanno protestando, in una immagine del 22 aprile 2012, allo stadio Luigi Ferraris di Genova durante Genoa-Siena. ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA. Due turni di campionato a porte chiuse per il Genoa (ora affidato a De Canio, via Malesani); primi 11 Daspo della durata di cinque anni con obblighi di firma durante le partite del Genoa. Sono le decisioni immediate, l’una della giustizia sportiva e l’altra della Questura di Genova, dopo gli incidenti di domenica pomeriggio a Marassi durante la partita contro il Siena, con l’intimazione ai giocatori di svestire le maglie per indegnità. Situazione «che non ha precedenti - scrive il giudice sportivo - nella ultrasecolare storia del calcio italiano». Sul fronte delle indagini, nella giornata di oggi sono già firmati dalle auorità di polizia 11 Daspo a carico dei tifosi che hanno ottenuto la sospensione della partita. Colpiscono persone «a noi già note che abbiamo riconosciuto dai filmati - è stato spiegato in Questura - I provvedimenti saranno notificati in serata. Nelle prossime ore procederemo con l’identificazione delle altre persone che hanno preso parte ai disordini e che non sono già noti ai nostri uffici. Anche loro saranno colpiti da analoghi provvedimenti». Alle persone che via via vengono identificate sono contestati, a vario titolo, i reati di violenza, lesioni, superamento di protezioni, lancio di oggetti pericolosi. In relazione a questi reati, per alcuni di loro potrebbe anche esserci l’arresto con la contestazione della flagranza in differita.

Non mancano le reazioni nel mondo del calcio. Il presidente della Fifa, Joseph Blatter, ieri a Roma per prendere parte a una cerimonia di premiazione, ha espresso «forte disapprovazione» per i fatti di Genova. Le immagini viste in televisione «mi hanno dato un grande dolore: la Fifa fa affidamento sulla Federcalcio per estirpare quello che è un problema sociale e culturale». E il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha commentato «dopo 40 anni di attività sportiva, non credo di essere impazzito. Non so se ci si rende conto di quello che sta accadendo a una parte del mondo del calcio. Una settimana fa avevamo un dramma (la morte di Morosini, ndr) e sembra che non sia successo nulla. Abbiamo dato una dimostrazione di come si può rovinare uno spettacolo più bello del mondo. Siamo a un punto di non ritorno. Mi domando come alcuni presidenti possano pensare che un’organizzazione che ha un’immagine splendida possa essere rovinata da esaltati che conducono trattative in campo, da giocatori che si tolgono la maglia e si riuniscono come si fa nello spogliatoio». E a sua volta il presidente della Lega di A, Maurizio Beretta, ha detto che «bisogna applicare con la massima severità tutte le norme esistenti. Non è sufficiente squalificare il campo, bisogna riuscire a fermare questi facinorosi. Non si può essere indulgenti con questi comportamenti, serve tolleranza zero». Ha parlato anche il presidente del Genoa, Preziosi: «Il calcio italiano può non essere più schiavo delle curve, vanno applicate le leggi che esistono e che sono molto chiare. Le applicazioni sono sempre più difficili e fatte di compromessi. C’è sempre la voglia di essere un po’ elastici, ma le norme e le leggi ci sono e sono scritte, basta applicarle».

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