Granoche: «Chiudere a Trieste è un onore»

Parla il bomber uruguagio ingaggiato in extremis da Milanese: la prima esperienza in rossoalabardato, la serie A e il ritorno al Rocco. «Darò tutto per l’Unione e per i suoi tifosi»
Lasorte Trieste 25/08/07 - Triestina Messina - Esultanza Granoche dopo il gol
Lasorte Trieste 25/08/07 - Triestina Messina - Esultanza Granoche dopo il gol

TRIESTE Pablo Granoche di nuovo con la maglia alabardata. Pochi l’avrebbero immaginato nove anni fa, quando El Diablo lasciò la Triestina per approdare al Chievo, in serie A. Dopo tante stagioni di serie B e molti gol, ora il bomber uruguaiano ha fatto una scelta di vita: tornare a Trieste per chiudere la carriera e rimanervi .

Granoche, cosa si prova a tornare alla Triestina dopo tanti anni?

«Ritornare mi fa veramente felice, sono contento di questa opportunità e spero di sfruttarla al massimo. Prima di tutto ci tengo a ringraziare Milanese per la sua voglia di riportarmi a Trieste: non era facile aspettarmi, perché la situazione non si sbloccava e rischiava tanto, ma si è fidato delle mie parole. Ai tifosi dico che mi dispiace per l’attesa, sarei stato a Trieste da venti giorni ma il mio problema era lo Spezia».

È stata una trattativa lunga e complicata: com’è andata?

«Quando ho parlato con Milanese, circa una settimana prima della fine del mercato di B, in quel momento avevo due opportunità. Poi col tempo ho valutato di più la situazione proposta da Mauro e ho voluto tornare perché qui c’è la voglia di fare cose per bene. Da quel momento avevo già deciso, l’unico problema è sempre stato quello di risolvere il contratto con lo Spezia: purtroppo quest’ultimo mese lì è stato un capitolo brutto e un periodo duro».

Il contratto di tre anni con il terzo da allenatore delle giovanili fa capire che c’è Trieste anche a fin carriera.

«Milanese mi ha proposto questa cosa sapendo che avevo questa volontà, che se venivo avevo anche voglia di fermarmi. Nel calcio non si riesce mai ad avere delle prospettive lunghe, ma mi è venuta l’idea di chiudere la carriera e dare tutto quel che mi rimane come giocatore, per un posto e una città che mi hanno dato tanto. Quindi la soluzione di restare mi piace e mi ha stuzzicato molto, ma sia chiaro che penso prima di tutto a fare due anni bene da calciatore».

Del resto con Milanese c’è una lunga conoscenza, vero?

«Mauro mi aveva portato a Varese l’ultimo giorno di mercato, fu una grande stagione, purtroppo perdemmo la finale play-off con la Samp. Da lì il nostro rapporto è rimasto, mi aveva già contattato quando ero svincolato dopo Modena, ma allora avevo parecchie offerte in serie B. Adesso è il momento giusto per tornare».

Da lontano ha seguito cosa è capitato alla Triestina in questo decennio?

«Ho sempre seguito quello che succedeva in questi anni alla Triestina, so che le è costato tanto tempo per riprendersi fra caos e cambiamenti societari. Ora sono contento che si sia rimessa in piedi e speriamo di fare quest’altro scalino per tornare finalmente dove merita».

Il suo bilancio da quando ha lasciato Trieste?

«Il mio infortunio al primo anno in alabardato ha cambiato un po’ le cose, prima avevo un’altra prospettiva con tante offerte di squadre importanti, da lì ho fatto un po’ fatica a recuperare. Comunque sono riuscito ad avere la serie A, non mi posso rimprovera nulla, ho sempre dato il massimo. Forse avrei dovuto avere più pazienza quando giocavo poco, ma sono errori di gioventù, si vuole spaccare il mondo e giocare sempre. In A serviva più pazienza, attendere il momento giusto, invece ho preferito scendere categoria e esser protagonista. Ma tra periodi brutti e tante soddisfazioni, non mi rimprovero nulla».

Tra l’altro ritorna alla Triestina in un anno davvero speciale.

«Anche per questo penso sia il momento giusto per tornare, il centenario è un momento particolare per la Triestina. Per me si avvicinava il mio ultimo contratto della carriera e ho voluto fare una scelta di vita, dare tutto quel che mi rimane proprio a Trieste».

Meglio giocare a una o due punte?

«In questi anni ho fatto di tutto e con tutti i moduli, con allenatori diversi e tanti modi di interpretare il calcio: mi è capitato perfino di fare l’esterno che non è certo il mio ruolo. Quindi nessun problema se i gioca a una o due punte, basta essere protagonisti».

Cosa vuole dire ai tifosi?

«Che spero di fare bene e di ritrovarli in tanti a riempire lo stadio. Con un triestino al comando della società, la gente deve avere una grande fiducia, capire che farà sempre il massimo a stringersi attorno alla squadra». —


 

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