I 90 anni di “Toro scatenato”

di Roberto Degrassi
TRIESTE
Potenza di un capolavoro. Domani Jake La Motta compie 90 anni e nelle più recenti immagini è difficile scorgere, dietro a quelle pose scontate che vengono richieste ai campioni della boxe, il mito di “Toro scatenato”. Paradossalmente sembra stonato persino che le ultime foto siano a colori: il film di Scorsese ha consegnato alla storia del cinema l’ascesa e la caduta di un La Motta-De Niro fotografato in uno struggente bianco e nero.
Quella di La Motta, del resto, è stata l’epopea di un’altra boxe. Il Madison Square Garden al centro del mondo, mille interessi leciti e soprattutto illeciti attorno a quel ring. Eppure in quel figlio di un emigrante messinese apparentemente non c’era niente di memorabile: all’anagrafe fa Giacobbe (nome voluto dalla madre ebrea, Jake o Jack come molti continuano a chiamarlo, lo è diventato dopo), 173 cm di fisico compatto, meno bello di quasi tutti i suoi più celebri avversari. Ma La Motta è stato come quegli attori anonimi fuori dalle scene ma giganteschi sul palcoscenico con un po’ di cerone. “Toro scatenato” si trasfigurava sul ring. La gioventù povera, le umiliazioni, l’ambizione del giovane “paisà” che vuole provare a rincorrere il suo sogno americano: tutto serviva a innescarlo.
Inizialmente era una belva da veder ringhiare sul quadrato, per la curiosità e il divertimento degli appassionati. Ma il secondo match contro Sugat Ray Robinson (il primo finì con una sconfitta) lo consacrò al rango di stella: una raffica di pugni che prima spedirono l’avversario al tappeto e poi gli regalarono una vittoria ai punti che sancì la fine dell’imbattibilità dell’altro campione.
Alla fine saranno sei i combattimenti tra La Motta e Robinson, con cinque sconfitte del “Toro scatenato”. Gli è andata meglio contro altri nomi eccellenti del pugilato. Come Marcel Cerdan, il fuoriclasse francese amato da Edith Piaf: contro Cerdan La Motta ha vinto il mondiale dei medi il 16 giugno del 1949 lasciandosi alle spalle i sospetti (poi confermati, anni dopo, dall’ammissione da parte dello stesso Jake) sulla sconfitta combinata nel match precedente con Bill Fox. Cerdan, battuto, pretese la rivincita ma il destino per lui aveva deciso altrimenti. Perse la vita in un incidente aereo. La Motta cercò altri avversari, il suo amico Rocky Graziano riuscì a schivarlo e venne concessa la chance iridata al triestino Tiberio Mitri. Il 12 luglio 1950 i due si affrontarono sul ring del Madison. Una battaglia dalla quale uscì vincitore La Motta di fronte a un Mitri cui la preparazione imposta dai manager americani aveva imbastardito lo stile. Non potevano saperlo ma la vita avrebbe riservato loro tragiche analogie come la morte dei figli e il carcere.
Il dopoboxe di La Motta è stato anche più movimentato degli anni sul quadrato. Sei mogli, il tarlo della gelosia che lo aveva fatto sospettare anche della lealtà del fratello, tristi esibizioni in night sempre più lontani dalle luci di Broadway. Qualche anno fa il commosso ritorno in Sicilia, alla ricerca delle origini della famiglia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo