I club del calcio Dilettanti di Trieste: «Costi insostenibili per tornare in campo»

Le società mettono sotto accusa i protocollo sanitari: «Servono sgravi mirati dalla parte della Federazione»
Un'azione di Domio-Roianese (Foto Bruni)
Un'azione di Domio-Roianese (Foto Bruni)

TRIESTE. L’accento sulle problematiche legate ai costi e sulle incertezze generali che caratterizzano il momento.

Una buona parte delle società di calcio dilettantistiche della provincia reagisce così alle ultime direttive della Federazione in tema di sicurezza sanitaria, aspetto basato sul riordino degli esami ora necessari per l’idoneità agonistica e sulla comunicazione, entro il 10 febbraio, del numero di atleti che hanno contratto il Covid, una sorta di censimento che porterebbe alla catalogazione in 3 gruppi distinti: A1, con sintomi lievi; A2, dove prevalgono sintomi moderati e ricorso a terapie antibiotiche e ricovero; A3, dove invece si sono registrati criticità gravi.

A far discutere sono anche i costi del nuovo pacchetto di esami da sostenere per l’idoneità, individuati in almeno 150 euro a carico dell’atleta.

«Per fortuna all’interno del Trieste Calcio su 300 tesserati abbiamo avuto un indice bassissimo di casi da contagio – premette Alex De Bosichi, presidente del sodalizio di borgo San Sergio – i costi comunque sono insostenibili per realtà dilettantistiche in questo momento.

Stanno facendo di tutto per metterci il bastone tra le ruote e questa è l’ennesima mossa. Noi dilettanti lavoriamo per uno sport su scala sociale, dovrebbe essere lo Stato a venirci incontro e a sostenerci ma se continua in questo modo – ha aggiunto secco De Bosichi – questo mondo verrà inevitabilmente distrutto».

L’aspetto delle spese imposte domina anche il ragionamento in casa del Kras Repen da parte del club manager Tullio Simeoni: «Nessun formale diniego da parte nostra, sia chiaro – afferma il portavoce del club carsolino – servirebbe tuttavia maggior chiarezza e altre precisazioni.

Speriamo ad esempio ci siano agevolazioni per sostenere le spese dei nuovi esami. In questo modo diventa realmente difficile per le società dilettantistiche».

La voce “costi” inquieta anche la società del Domio e lo attesta a chiare lettere il commento del presidente Gigi Sulini: «Stiamo parlando di costi importanti – afferma – certo, al primo posto dobbiamo mettere sempre la salute ma in questo momento la società non può farsi carico e spesso purtroppo anche la famiglia.

La Federazione deve insomma venirci incontro maggiormente, indicando eventuali convenzioni e spese forfettarie».

Più rilassato il parere di Spartaco Ventura, presidente del San Giovanni: «Voglio avere fiducia e sperare che tutto questo porti esclusivamente del bene – sottolinea – il concetto di salute va trasmesso a tutti indistintamente, non solo al mondo dello sport ma a tutte le categorie sociali e professionali. Tuttavia siamo ancora al buio, nel complesso questo è il vero problema».

Restando in Prima categoria, la Roianese valuta la questione da un diverso punto di vista: «Crediamo invece che la stagione sia terminata purtroppo – afferma Ubaldo Pesce, ds del club bianconero – le indicazioni espresse sono di conseguenza poco attendibili e difficili da attuare anche per la tempistica».

L’ultima cartolina la regala Andrea Disnan, presidente del Sistiana Sesljan in lizza nel campionato di Eccellenza: «Mi chiedo: l’ultima circolare della Federazione è una esortazione o è tassativa? Vorrei intanto comprendere la reale portata e poi fare una riflessione accurata.

È quanto chiederò di persona agli organi competenti al più presto perchè ora più che mai serve davvero maggiore chiarezza per andare avanti».

 

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