«I Ricreatori vanno rilanciati» Consensi, emozioni e ricordi

Alla fine, sono arrivati davvero tutti per sposare la proposta di rilancio dello sport nei Ricreatori. Sono arrivati i campioni che hanno cominciato a giocare nelle gloriose istituzioni comunali come Gianfranco Pieri, Giulio Iellini, Roby Ritossa e Mark Strukelj. Presenti anche il Coni, con il delegato provinciale Ernesto Mari, il Panathlon con il presidente Andrea Ceccotti e la Pallacanestro Trieste con Andrea Pecile.
Insomma, tutti. O quasi. Peccato, infatti, che non fosse presente il Comune, che dei Ricreatori è il proprietario. Assenza giustificata, ha premesso Franco Stibiel infaticabile promotore dell’iniziativa e anima del Comitato Ex Allievi del Ricreatorio Giulio Padovan. Ma sarebbe stato significativo se qualcuno avesse potuto registrare direttamente le testimonianze di chi ha conosciuto lo sport giocando in un Ricreatorio.
Qualche episodio, tra i tanti che hanno popolato la giovinezza dei campioni. Ai carabinieri giunge una telefonata per segnalare che alle 7 del mattino due ragazzi stanno scavalcando il muro del Padovan. Allarme ladri o vandali da parte di qualche inquilino del condominio di fronte al Ricreatorio. I carabinieri scoprono l’identità degli intrusi. Macchè ladri. Sono due ragazzini innamorati persi del basket che prima di andare a scuola volevano farsi due tiri a canestro. I nomi? Stefano Attruia e Marco Lokar. Anni dopo “qualcosina” di buono con il basket l’avrebbero fatta...
Un aneddoto che fa sorridere Andrea Pecile. «Non mi sorprendo. L’ho fatto anche io. Ma sapete quante domeniche, tornando dal mare di Barcola, scavalcavo il muro del Ricreatorio Stuparich per giocare almeno un po’. I ragazzi come me potevano trovare sempre un canestro. Adesso non è più così, l’altro pomeriggio ho giocato per tre ore in piazza Carlo Alberto, c’era chi era nato nel 2006 e chi era più vecchio di me. In estate o al pomeriggio quanti triestini vorrebbero trovare uno spazio libero per fare sport?».
Giulio Iellini invece frequentava il ricreatorio Brunner. «Ero sempre lì. E mi è servito. Da una parte c’erano i lampioni, dall’altra il muro di contenimento. La sera d’inverno, quando si accendevano i lampioni, io mi allenavo ma non guardavo mica il canestro. Guardavo sul muro l’ombra del mio braccio, volevo vedere il gioco di polso al momento del rilascio del pallone. Quando aprivano i cancelli del Brunner, alle 15.30, ci mettevamo in fila per riuscire ad accaparrarci i palloni migliori. Non ne avevamo mai abbastanza. Mi rendo conto che il mondo è cambiato, i ragazzi adesso hanno più impegni pomeridiani e ci sono più società sportive. Ma almeno d’estate sarebbe bello per i giovani e per le loro famiglie sapere che ci sono posti dove divertirsi, socializzare e fare sport senza spese ingenti».
Un’esperienza, quella dei Ricreatori, vissuta anche da Gianfranco Pieri. Si è trasferito a Milano ai tempi dell’ingaggio all’Olimpia ma continua a tornare spesso a Trieste e parlare in dialetto con gli amici. «Sono venuto volentieri per sostenere il progetto. Nei Ricreatori si è sempre fatto sport».
E tra il pubblico viene chiesto di ampliare l’elenco delle glorie emerse dai Ricreatori ricordando anche chi non c’è più. E da Cesare Rubini in poi è come aprire un altro libro di storia. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo