In passerella "gli eroi di Bologna"

Domenica durante Alma-Jesi la premiazione della Pallacanestro Trieste che  40 anni fa vinse lo spareggio-salvezza
La squadra dello spareggio salvezza di 40 anni fa
La squadra dello spareggio salvezza di 40 anni fa

TRIESTE. «Eravamo una banda di muloni mezzi matti. Ci piaceva stare insieme, fare casino e giocare a basket». Una banda di muloni che una sera bolognese di aprile, 40 anni fa, realizzò un miracolo. Difficile riscrivere la storia declinandola con il "se" ma se il 15 aprile 1976 Trieste non avesse vinto lo spareggio contro Brescia, forse, la storia del basket cittadino non sarebbe stata la stessa.
Domenica nell'intervallo di Alma-Jesi gli "eroi di Bologna" sfileranno in passerella. Riceveranno gli applausi del pubblico triestino, quarant'anni dopo. Al PalaRubini. Quando la banda di muloni giocava, in quell'area non c'era un parquet ma un campo di calcio. Altri tempi.
Il racconto di quell'impresa è in un paio di pagine ingiallite, in una foto di squadra dai colori sbiaditi, un tabellino e tanti ricordi. Il virgolettato è di Andrea Ceccotti, giocatore in quella Trieste e che ora, su richiesta della Pallacanestro Trieste attuale, si è occupato di contattare i vecchi compagni di squadra per rimetterli insieme, eccezionalmente, per un giorno.
IL PREDICATORE La Pallacanestro Trieste anche nel 1976 è una squadra fatta in casa. Di soldi ne girano pochi. I giocatori percepiscono un rimborso spese di cinquantamila lire al mese. C’è chi studia. C’è chi fa l’impiegato, magari al Lloyd Adriatico: in quegli anni gli uffici di via Lazzaretto Vecchio diventano, grazie a Ettore Zalateo, una sorta di foresteria biancorossa. La rosa recita, rigorosamente in ordine alfabetico: Mauro Bacchelli, Luciano Bassi, Sergio Bubnich, Andrea Ceccotti, Walter Forza, Doriano Jacuzzo, Gino Meneghel, Livio Millo, Riccardo Oeser, Franco Pozzecco, Rogelio Zovatto. L’unico sforzo economico viene fatto per lo straniero. Un lungo dalla Carolina del Sud che coniuga la lettura della Bibbia ai canestri. Butch Taylor. Al torneo Del Negro, a Monte Cengio, con una schiacciata manda in frantumi un tabellone. Le conseguenze sono una cicatrice con 49 punti sulla schiena e un atteggiamento da quel giorno più prudente. In panchina Romano Marini. Ma non sarà il nocchiero sino al termine. Gli subentra nel corso della stagione “Cola” Porcelli.
Nell'ultima giornata di campionato Trieste gioca a Brindisi. Vincendo, sarebbe salva. Altrimenti, rischierebbe lo spareggio con la Pintinox Brescia. «Veniamo ospitati in un agriturismo di proprietà del Lloyd Adriatico. Un paradiso. Anche troppo. Cibo fantastico, vino generoso. Il resto del tempo lo passiamo giocando a gnagno o cotecio. A pranzo, il giorno della partita, facciamo onore alla tavola. Qualche ora dopo Brindisi ce le suona. Ci rimettiamo in viaggio. All'arrivo alla stazione di Trieste chi ci viene a prendere si sorprende nel vederci sorridenti. C'è un motivo: non abbiamo lasciato l'agriturismo a mani vuote. Abbiamo fatto la scorta di olio e carciofi per mesi».
Nelle file di Brindisi gioca il povero Claudio Malagoli. Conosce i giocatori triestini e, da professionista ben retribuito, li rimprovera: «Ragazzi, ma davvero giocate per un niente? Così rovinate l'ambiente...» La risposta è un sorriso: «Claudio, così o altrimenti a Trieste non si fa più basket».
I TAPPI DI “COLA” Rientrata a casa, la Pallacanestro Trieste non ha neanche il tempo per rifiatare. Lo spareggio a Bologna si gioca il giovedì. Mentre oltre mille tifosi si mobilitano per invadere l’impianto bolognese (20 pullman e una sessantina di auto), la squadra si concede il “lusso” di un breve ritiro a Sasso Marconi. La Pintinox fa paura. Lo straniero è Charlie Yelverton, ex Usa dell’Ignis Varese, che in campionato a Trieste aveva fatto il diavolo a quattro imbucandone 46. I biancorossi ignorano però che nel frattempo i rapporti tra “Charlie Sax” - gran bel personaggio che ha piantato le tende a ridosso del Lago Maggiore, e ora alterna l’attività di istruttore ai bambini a quella di musicista - e l’allenatore Mangano si sono deteriorati. L’atteggiamento di Yelverton durante lo spareggio non sarà certo quello di chi va in battaglia con il coltello tra i denti...
Per far chiarire a tutti come va imbrigliato l’esterno di Brescia, Porcelli riunisce la squadra attorno a un tavolo popolandolo con tappi di bottiglia. Ogni tappo, un giocatore. Non era ancora tempo di lavagnette...Durante la riunione, il coach esce un attimo dalla stanza e i giocatori ne approfittano per rimescolare gli schieramenti. «Coach, ma domani semo in 6 contro quattro?». Quello che capisce di meno della stravagante analisi tattica, per giunta fatta in triestino stretto, è ovviamente il “predicatore” Taylor. Porcelli con la sigaretta annerisce un tappo. «Questo te son ti, te ga capì?»
A TUTTO FORZA La partita dispensa poco spettacolo. Capita, quando in palio c’è la sopravvivenza. Trieste ci mette il cuore. “Superstar” Taylor segna 21 punti e lo scout generoso gli dà 15 rimbalzi in difesa e 7 in attacco. Forza segna gli ultimi, decisivi, punti a 4” dalla sirena. Jacuzzo con la generosità si fa perdonare due liberi sbagliati a 42” dalla fine. Ognuno porta il proprio mattone. Apoteosi. La salvezza. Il presidente Goruppi, entusiasta, promette un premio di 200mila lire a testa. Una promessa che resterà tale. Per cinque biancorossi è davvero la notte dei miracoli. Dopo l’impresa della salvezza, il rompete le righe. E un gruppetto rientra a Trieste sulla Fiat 124 di Walter Forza. All’altezza della galleria naturale, sulla Costiera, un colpo di sonno tradisce il conducente. «L’auto comincia a sbandare - racconta Ceccotti - e va contromano. Uno di noi caccia un urlo. Raddrizziamo la 124 in tempo e arriviamo in città sani, salvi e felici. Doppio miracolo».
 

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