Iran-Usa, la partita diventa storia

TRIESTE. Qualche volta la storia nasce da un episodio apparentemente piccolo. Una partita di un torneo di calcio giovanile. Due rappresentative di ragazze di neanche 16 anni. Un martedì freddo e grigio di fine aprile, in uno stadio di provincia. Lontano dal clamore, lontano dal grande pubblico.
Eppure qualcosa resterà dell’Iran-Stati Uniti a Monfalcone, seconda giornata del Torneo delle Nazioni gradiscano. La prima partita mai disputata in Europa delle ragazze iraniane. E per giunta contro gli Usa. Football, anzi soccer, e disgelo. Uno spicchio di storia, appunto.
Undici ragazze in campo con il capo coperto dall’hijab, le gambe protette dalla calzamaglia e le braccia nascoste dalla divisa a maniche lunghe. Nessuno, nell’organizzazione del Torneo delle Nazioni, ha avuto di che obiettare. «Siamo felici di poterle ospitare secondo i loro costumi». Non sempre è stato così, quando la Nazionale iraniana ha giocato in Paesi asiatici. La Federazione internazionale aveva imposto la condivisione delle regole. Vietato ogni simbolo politico e religioso. Le calciatrici persiane per non vedersi escluse dovettero accettare di coprirsi il capo con un cappellino. Un caso poi risoltosi.
Dietro alla presenza delle iraniane al torneo gradiscano, mesi di attento, caparbio, lavoro diplomatico. Una proposta lanciata da Nicola Tommasini, l’uomo che nella macchina organizzativa si occupa dei rapporti con le federazioni, e raccolta dal presidente del Coni regionale Giorgio Brandolin e il numero uno del Coni nazionale Giovanni Malagò. A fare da ponte tra la Federcalcio e le autorità iraniane, Mir Fakhraei, direttore generale del Centro italo iraniano di cooperazione culturale ed economica. «La proposta arrivata dal Coni è stata esaminata con attenzione. Sono state raccolte informazioni perché sarebbe stata la prima partecipazione in Europa. La tradizione del Torneo di Gradisca e i nomi delle squadre che vi hanno preso parte sono stati argomenti convincenti». La Federcalcio e la Federazione iraniana collaborano da 5 anni e proprio Teheran ha ospitato la prima missione internazionale del n.1 del nostro calcio, Carlo Tavecchio, che in quell’occasione fortunatamente ebbe l’accortezza di evitare quelle esternazioni che l’hanno purtroppo reso famoso...
Il calcio è lo sport più popolare in Iran, anche nella versione a 5. «Il recente derby tra le due principali formazioni maschili di Teheran ha portato allo stadio 100mila persone» racconta Fakharei. Numeri che le ragazze non potranno mai raggiungere. Così come le donne non possono assistere a eventi sportivi maschili, gli uomini sono messi al bando dalle tribune di partite femminili. Solo spettatrici per le calciatrici. E staff tecnici declinati rigorosamente al femminile. Sulla panchina dell’Under 16 iraniana una donna, la 42enne Shadi Mahini.
Il calcio femminile è un fenomeno in crescita. Nel giro di 10 anni la base si è attesa a 4mila atlete. Ma di strada ancora da fare ce n’è. Il web, riguardo al calcio in Iran, rilancia solo un pasticciaccio di anni fa, quando venne denunciata la presenza nella nazionale femminile di alcuni uomini, travisati dal velo. «In realtà - conclude Fakharei - c’è voglia di crescere. Se qualche allenatrice italiana volesse insegnare calcio in Iran, sarebbe la benvenuta».
Riproduzione riservata © Il Piccolo