Irneri: «Siamo stati traditi da Roma»

TRIESTE. «L’aver rifiutato il nostro progetto? Un grosso errore da parte della Federcalcio».
Piero Irneri, accompagnato da Michele Genna, Paris Lippi e Franco Schiraldi, ha incontrato ieri mattina i rappresentanti dei tifosi (c’era il direttivo del centro di coordinamento dei Triestina club con in testa il presidente Sergio Marassi e c’era una delegazione dei tifosi della curva Furlan: nessun invito a essere presenti invece per la stampa...) per raccontare la propria verità sul tentativo di ottenere l’ammissione della sua Triestina per Sempre alla serie D.
Dunque, secondo Irneri, alla base del mancato accoglimento del proprio progetto ci sarebbe stato un gigantesco fraintendimento. Perché se è vero che la procedura da seguire aveva una via obbligata molto precisa (reperibile facilmente anche su Internet, e comunque messa nero su bianco nella lettera ufficiale inviata dal presidente federale Abete al sindaco Cosolini e ribadita anche dal presidente regionale della Federcalcio Burelli, peraltro dopo un primo incontro mai più consultato), è anche vero - ha spiegato Irneri - che da Roma, attraverso il presidente della Lega dilettanti Tavecchio, i messaggi da loro ricevuti in maniera ufficiosa (nessuna lettera intestata, ma soltanto colloqui telefonici) erano, come dire, meno ricchi di vincoli.
In breve. Per arrivare alla serie D la nuova società avrebbe dovuto iscriversi all’Eccellenza (versando le fidejussioni previste e 100mila euro a fondo perduto) e contestualmente richiedere l’ammissione alla serie D accompagnandola con la lettera di presentazione del sindaco e con la garanzia di immediata solvibilità per i successivi 200mila euro (e giungere così ai 300mila euro a fondo perduto previsti). Bene: Triestina per Sempre - come ha spiegato Irneri - non essendo interessata all’Eccellenza, ha chiesto direttamente soltanto l’ammissione alla serie D. Sapendo benissimo che la procedura non era corretta ma, dice Irneri, avendo ricevuto assicurazioni telefoniche che «...si poteva fare». Così come qualche deroga l’avrebbero anche avuta sui tempi di pagamento, sarebbe stato assicurato loro, anche se i soldi - dice - li avevano disponibili tutti e subito: Irneri ha presentato a questo proposito le fotocopie degli assegni circolari (ma allora perché i vertici federali lamentavano il fatto che erano state richieste rateizzazioni nei pagamenti in quanto disponibile era solo la metà dei soldi richiesti? “E’ inammissibile che Trieste non riesca a presentare 300mila euro!” lo sfogo di Abete martedì scorso).
Cosa è successo a questo punto è fin troppo facile capirlo: a Roma il presidente Abete, temendo ricorsi da parte di altre società e confortato dal parere dell’ufficio legale della Federazione, ha ignorato quelli che - in assenza di lettere ufficiali - erano solo “presunti” suggerimenti e ha semplicemente deciso in obbedienza a quanto previsto dalle carte federali. E così addio Triestina per Sempre e addio collaborazione con Mezzaroma e con il suo Siena.
E per il futuro? Sarà mai possibile una collaborazione con il gruppo Triestina 2012 che ripartirà dall’Eccellenza? Difficile, difficilissimo. Non impossibile a priori, ma, è parso di capire a chi era presente ieri mattina, è quasi certo che non accadrà mai. Perché, per dirla con l’ex presidente alabardato Amilcare Berti, «le cordate sono buone solo per andare in montagna, non certo per gestire una società di calcio...»
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