Jadran battuto, Falconstar ok
MESTRE. Sconfitta di misura e quasi indolore. Lo Jadran non riesce a sbancare il parquet di Mestre ma non esce nemmeno con le ossa rotte, anzi, tanto da ribadire almeno in parte i tratti della recente crescita. Match equilibrato, cornice di pubblico niente male e clima "caldo", come ben avvertito alla vigilia in casa Jadran. Tutto questo non ha spaventato la formazione carsolina, ben in partita soprattutto nell'arco del primo tempo, retta da buone percentuali offensive e da una difesa attenta, anche sul temuto Bjegovic, ieri ben imbrigliato e mantenuto al di sotto della dozzina di punti.
Primo atto dunque in perfetto stallo, come testimoniato dai parziali di 11-11 al minuto 8 del primo quarto e dal 30 - 30 con cui le squadre sono andate al riposo lungo, punteggio emblema di quanto emerso. Piccoli strappi, puntuali recuperi. Il copione sembra questo, una lettura della gara che in avvio di ripresa subisce un lieve scossone, quello della sequela di triple sparate da Mestre, tre per la precisione e due firmate da Cucchi ( 18). Il solco è minimo ma viene rosicchiato quasi subito da Ban e la gara resta aperta. Qui arriva il calo dello Jadran. Mentre Mestre distribuisce i punti, i carsolini perdono la mira, o meglio, la mantengono solo in pochi, ovvero Ban (18, 5/7 da 2, 5/6 ai liberi) e Daniel Batich ( 18, 3/5 da 3, 3/3 ai liberi) L'attacco dei plavi scema gradualmente, quello mestrino no, capace di disegnare un + 12, massimo vantaggio della gara, sul 55 - 43. Lo Jadran non esce per questo di scena ma con pochi "cecchini" utili la rincorsa si complica. A 37" dalla sirena due guizzi di Ban portano lo Jadran a - 5 e Daniel Batich subito dopo a - 2. Non basterà. Cucchi spara dalla lunetta sui titoli di coda ed evita la liturgia dei supplementari: «Nessun dramma, dai - ha commentato a caldo l'allenatore Oberdan - mi tengo il buon primo tempo e la certezza di poter competere con tutti. Questa volta l'attacco è mancato all'appello nella ripresa ed ha determinato la sconfitta, che per altro ci può stare».
Francesco Cardella
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