Kobe e il presagio di Vanessa «Non volavamo mai insieme»

La storia
dall'inviato a New York
Francesco Semprini
Era come se Kobe Bryant avesse messo in conto che la sua vita si sarebbe potuta interrompere in maniera così violenta. Ed è per questo che aveva stretto con la moglie Vanessa Laine un patto per tutelare le proprie figlie: «Non volare mai insieme su un elicottero». Kobe voleva essere sicuro che, se fosse successo qualcosa a uno dei due genitori, le quattro figlie non sarebbero rimaste sole. Un dannato presagio che ha trovato forma domenica quando l’ex campione dei Los Angeles Lakers ha perso la vita in un incidente in elicottero con la secondogenita Gianna Maria e ad altre sette persone.
«Lui e Vanessa avevano un accordo», rivela a People una fonte vicina alla coppia, precisando che Bryant voleva viaggiare solo con il pilota di fiducia Ara Zobayan, anche lui morto nello schianto. Volare era diventata una scelta obbligata per il cestista con un passato italiano, un modo per adempiere ai suoi doveri sportivi e professionali senza trascurare la famiglia. Era stato lui stesso a raccontarlo un paio di anni fa, ricordano i media americani: «Ero rimasto bloccato nel traffico per ore perdendo una recita scolastica di mia figlia». Erano i tempi in cui Black Mamba giocava con i Lakers: «Ho dovuto trovare una soluzione che mi permettesse di allenarmi senza compromettere il tempo da dedicare alla mia famiglia». People racconta che «dopo il ritiro dall’Nba Kobe non vedeva l’ora di passare più tempo con la famiglia. Aveva un legame speciale con ciascuna delle sue figlie».
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire in maniera dettagliata le circostanze che hanno causato l’incidente in quota, fermo restando che l’area di Calabasas, dove è precipitato il velivolo, era interessata da fitti banchi di nebbia. Elementi utili potranno emergere dalla registrazione dell’ultimo colloquio tra il pilota e la torre di controllo. Dopo uno scambio di comunicazioni sulla visibilità e le condizioni del vento, il funzionario di terra ha avvertito che l’elicottero stava «volando ancora troppo basso», senza ricevere risposta. Subito dopo il mezzo è scomparso dai radar. Zobayan aveva chiesto un’autorizzazione speciale a volare nella nebbia fitta poco prima dello schianto, ed era a un’altezza di 427 metri. Poi ha informato che stava salendo per evitare uno strato di nubi.
Il cordoglio per la scomparsa di Black Mamba unisce tutto il pianeta. La rivista Time ha deciso di dedicargli la copertina del numero in edicola il 31 gennaio, con una foto in bianco e nero con Bryant di spalle e indosso la maglia numero 24, mentre si inchina verso il pubblico.
Oltre 500mila persone hanno inoltre firmato una petizione per chiedere alla Nba di usare come logo l’immagine di Bryant sostituendolo a quello attuale che rappresenta il profilo stilizzato di un altro grande dei Lakers, l’81enne Jerry West. Il Washington Post ha invece sospeso la giornalista che ha postato su Twitter il link a un articolo del 2016 sulle accuse di stupro nei confronti di Kobe. —
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