La Bosnia “grandi firme” ci crede

Dzeko, Pjanic e Lulic i diamanti di una squadra che per la prima volta disputa il Mondiale
Di Pietro Oleotto

La prima volta della Bosnia. Squadra che il ct Safet Susic, è riuscito a portare in Brasile grazie ai vari Dzeko, Pjanic e Lulic. Un’impresa, quella confezionata dall’ex giocatore del Psg, non tanto per la povertà tecnica della rosa a sua disposizione – tutt'altro – quanto piuttosto per le divisioni etniche che caratterizzano ancora adesso l’ex Repubblica jugoslava.

La Bosnia ha a lungo inseguito la normalizzazione, senza tuttavia grande successo, visto che ancora adesso c’è bisogno di un’autorità straniera per garantire e oliare la macchina della democrazia. Che certe volte si inceppa. Ecco perché il successo della nazionale di calcio che ha conquistato il pass per i Mondiali senza perdere un colpo, vincendo il Gruppo G, è stato festeggiato in piazza a Sarajevo, la capitale: decisamente più fredde Banja Luka, il capoluogo dei serbi, e l’Erzegovina vicinissima alla Croazia, ma non si può negare che, come dice Susic, all’interno del gruppo bosniaco ci sono giocatori di tutte e tre le etnie, anche se la matrice bosgnacca-musulmana è prevalente.

Ma quanto vale questa Bosnia? È una squadra da maneggiare con estrema attenzione, come può testimoniare la Slovacchia di Hamsik, nazionale che fece piangere gli azzurri di Lippi nel 2010. A Bratislava per colpa dei bosniaci vedranno i Mondiali in tv, questa volta, ma anche i greci hanno dovuto fare gli straordinari (lo spareggio) per timbrare il passaporto per Brasile 2014.

Susic non ha inventato nulla a livello tattico per sorprendere gli avversari: di solito si affida a un 4-4-2 piuttosto scontato per disegnare la squadra sul campo. Così la difesa davanti al portiere dello Stoke City, Begovic, è impermeabile, per merito soprattutto dell’esperienza di Spahic, un idolo in patria e a Leverkusen, dove con il Bayern ha giocato la Champions. Le accelerazioni del romanista Pjanic a destra e, dall’altra parte, del laziale Lulic sono una delle ricchezze della Bosnia che poi, in fase realizzativa, può contare su Dzeko del City e Ibisevic dello Stoccarda. Non male per una terra che, complice la guerra e la diaspora, ha perso dei giocatori come Ibrahimovic, Handannovic, Rakitic, Ilicic, tanto per fare qualche nome.

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