La piccola Slovenia più grande della sfiga La Serbia si inchina

A inizio terzo quarto, il golden boy Doncic va ko per infortunio  ma un immenso Dragic e Prepelic regalano il trionfo
Slovenia's Luka Doncic reacts on the bench during the EuroBasket 2017 final match between Slovenia and Serbia, in Istanbul, Turkey 17 September 2017. EFE/Juan Carlos Hidalgo
Slovenia's Luka Doncic reacts on the bench during the EuroBasket 2017 final match between Slovenia and Serbia, in Istanbul, Turkey 17 September 2017. EFE/Juan Carlos Hidalgo
La Slovenia sul tetto d’Europa. La formazione più sorprendente e divertente di questa edizione dei campionati, sfrontata al punto da umiliare la presunta imbattibile Spagna, in finale prende a sculacciate anche la Serbia. Un’impresa che vale doppio perché per metà partita la Slovenia ha dovuto fare a meno del ragazzo d’oro
Doncic
, in panchina con una caviglia fuori uso. Con un immenso
Dragic
stremato, ha mostrato di essere una vera squadra aggrappandosi alla generosità di
Vidmar
e soprattutto a
Prepelic
, uno che gioca in Francia e che quando inquadra il canestro tira, sia pure da 10 metri. Genio e sregolatezza, e tanto tanto orgoglio.


Finale dal tema tattico annunciato. La Slovenia chiamata a cercare di imporre ritmi alti per impedire alla Serbia di pensare e soprattutto di trarre vantaggio da un dominio sotto i tabelloni che ha caratterizzato gli Europei della squadra di
Djordjevic
. I 222 cm di
Marjanovic
fanno paura a tutti.
Randolph
, il più alto della Slovenia, ne ha 11 in meno ma anche stazza inferiore. Data per scontata la supremazia serba a rimbalzo, Dragic prova a far capire subito agli avversari che si fa sul serio. Ma
Bogdanovic
si fa trovare subito pronto alla replica. Dieci minuti di equilibrio pressoché perfetto fotografati dal 21-22 per la Serbia.


Nel secondo quarto, però, signori, ecco perché la Slovenia è arrivata in finale. Doncic si inventa un coast to coast sontuoso concluso con uno schiaccione, Dragic dalla lunetta è una sentenza e Prepelic piazza una tripla da distanza siderale. Una fiammata che al 16’ regala al quintetto di Lubiana il +11 (41-30). La Serbia, tuttavia, non ha intenzione di abbassare la guardia e con
Guduric
rientra in partita (43-38 al 17’). Goran Dragic, tuttavia, è toccato dalla grazia del Dio dei canestri: 26 punti nel solo primo tempo! E la Slovenia va all’intervallo lungo sul 56-45.


Doccia gelata per chi già pensava a una cavalcata biancoverde verso l’oro. Al 24’ (63-55) Luka Doncic si infortuna a una caviglia ricadendo male nel tentativo di stoppata su
Mavcan
. Con uno dei due dioscuri fuori causa in panchina, il peso offensivo della Slovenia ricade pressoché interamente sulle spalle di Dragic.


Mavcan e Bogdanovic rimettono la Serbia a un alito di fiato dagli avversari (63-61). La Slovenia accusa la fatica ma fa leva sull’orgoglio, fa rifiatare Dragic ma c’è lo scatenato Prepelic. I serbi sorpassano con Mavcan, reazione biancoverde. Gli sloveni non accettano di veder sfumare un sogno costruito con un cammino perfetto. C’è l’orgoglio negli occhi dei giocatori di Lubiana. Contagiando pure Randolph, che di sloveno ha solo un provvidenziale passaporto per tamponare l’assenza di un vero “big man”. La voglia di vittoria è un vento impetuoso che spazza via Bogdanovic e compagni. Randolph, Prepelic. La Serbia non sa più rialzarsi. Slovenia in trionfo, giusto così.


Nella finale di consolazione la Spagna conferma l’abbonamento al podio, anche se stavolta si piazza sull’ultimo gradino utile. Le Furie Rosse di
Sergio Scariolo
battono la Russia 93-85, con l’ennesima grande prova dei fratelloni
Gasol
. Marc ci mette 25 punti, Pau 26 con dieci rimbalzi e – soprattutto – scavando un break di 11-0 nel secondo quarto che ha permesso alla Spagna di vivere di rendita. La Russia ancora una volta si è affidata al capocannoniere degli Europei
Aleksei Shved
(stavolta fermatosi a quota 18) per risalire la corrente ma la Spagna dei Gasol si è dimostrata più solida. Utili alla causa i 16 punti di
Rodriguez
e al termine gioia per l’ennesima medaglia al collo e lucciconi per l’addio alla Nazionale iberica da parte di
Juan Carlos Navarro
. Lascia dopo 17 anni di trionfi. E il metallo che porta a casa è lo stesso con cui aveva cominciato la sua avventura con le Furie Rosse nel 2001.


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