L’attaccante Luigi Pafundi si racconta: «Mio cugino Simone e io cresciuti assieme all’Ufm»
Oggi la punta gioca in Promozione nelle fila del Mariano. «Il pallone è sempre stato nel Dna della nostra famiglia»

Cognome: Pafundi. Passione: il calcio, giocato da attaccante nell’asd Mariano, squadra che milita nel campionato di Promozione. Nome: Luigi. È il cugino di Simone Pafundi, che ha esordito a soli 16 anni contro l’Albania con la maglia della nazionale azzurra maggiore allenata da Roberto Mancini.
La parentela di Luigi con il giovane attaccante dell’Udinese non era nota a tutti e per molti appassionati di calcio è venuta alla luce proprio grazie alla convocazione in nazionale di Simone.
Ma il Pafundi che gioca nel Mariano è per caso parente del Pafundi che ha giocato in nazionale? È la domanda che molti si sono fatti in questi giorni. Un cognome che finisce per essere inevitabilmente “pesante” e diventa ingombrante metro di paragone ma non per Luigi.
«È Simone che è diventato mio cugino – spiega scherzosamente il giocatore del Mariano – perché io sono nato prima di lui».
Napoletano nel sangue ma di origini monfalconesi, Luigi Pafundi, classe ’04, è cresciuto nel settore giovanile dell’Ufm assieme a Simone, classe ’06. «Abbiamo iniziato a giocare nelle giovanili dell’Ufm – dice Luigi – anche se abbiamo due anni di differenza. C’era pure Andrea, il fratello di Simone, ma il più forte di tutti calcisticamente parlando è stato il papà di Simone, Salvatore, fratello di mio padre.
Una famiglia che ha avuto sempre grande passione per il calcio. Con Simone mi ricordo di aver disputato un torneo. Era una manifestazione che si è svolta in un paese di montagna in Friuli; eravamo forti, abbiamo battuto tutti, comprese squadre di livello come l’Udinese».
Le loro strade si sono poi separate. Simone è passato nelle giovanili dell’Udinese, dove, dopo tutta la trafila nelle squadre minori, è approdato in prima squadra esordendo in serie A e successivamente con la nazionale. Con l’Italia è stato il più giovane giocatore a debuttare da cento anni a questa parte. Prima di lui il leggendario Renzo De Vecchi.
Luigi invece è stato notato dall’Ancona e si è trasferito nelle Marche. «Un’avventura durata tre anni – spiega Luigi – perché poi la società è fallita all’improvviso e sono tornato a giocare nel Ufm. Successivamente ho vestito le maglie dell’Aquileia, del Cjarlins Muzane e della Pro Gorizia».
È stata proprio un’amichevole di rodaggio al campionato, giocata quest’estate a Mariano con la maglia della Pro Gorizia a destare l’interesse della società rossoblù per il giocatore, autore in quel match di due gol. Luigi è così approdato al Mariano proprio nella stagione dell’esordio in azzurro del cugino Simone.
I rapporti tra cugini è rimasto sempre molto stretto: Simone è sicuramente un esempio, ma Luigi sta proseguendo la sua carriera calcistica senza farsi condizionare dal popolare parente.
Oggi gioca nel Mariano e si è integrato bene nella squadra ed è apprezzato dai compagni, dallo staff tecnico e dalla società. L’obiettivo è di crescere dal punto di vista calcistico, perché la stoffa e il talento ci sono. Il Mariano è tornato a giocare in Promozione dopo un’assenza di 13 anni e Luigi vuole dare il suo contributo nel difficile compito della salvezza.
«Siamo un grande gruppo – sottolinea Luigi – insieme stiamo lottando e cerchiamo di dare il meglio di noi stessi per raggiungere l’obbiettivo. Per ora siamo stati poco fortunati e abbiamo raccolto meno punti di quanto meritavamo. Questa squadra ha le potenzialità per salvarsi e spero di riuscire al più presto a sbloccarmi in fatto di gol».
Per l’allenatore Thomas Buso, che sta allenando il giocatore da pochi mesi, Luigi Pafundi può diventare un ottimo giocatore.
«Luigi – dice il tecnico – ha ampi margini di crescita. Oltre ad essere serio e ad impegnarsi sempre in allenamento a mille all’ora, è anche un giocatore calcisticamente molto intelligente. Un altro aspetto positivo è la sua duttilità: ha caratteristiche di gioco che gli permettono di ricoprire diversi ruoli nel reparto avanzato. Può ambire a giocare anche in categoria superiore e se ci mette l’impegno per migliorarsi ce la può fare».
Riproduzione riservata © Il Piccolo