Lo spray per le punizioni è un brevetto triestino

TRIESTE. Se vi dicessero che la bomboletta spray apparsa agli ultimi mondiali di calcio in Brasile fece la sua comparsa per la prima volta in Italia a metà degli anni '80 a Trieste ci credereste?
Non è uno scherzo, tanto meno un'invenzione bella e buona. Giovanni "John" Di Davide e Lucio Pesle trent'anni fa furono gli inventori di uno strumento volto a migliorare il rispetto delle regole dello sport più bello del mondo. La storia parte da molto lontano.
John Di Davide fu un portiere del CRDA Monfalcone e della Triestina durante gli anni Cinquanta e Sessanta contando anche una presenza in serie A con l'Atalanta nell'annata 1955-56. Dopo aver smesso di giocare John aveva lavorato per una ditta che si occupava di forniture alimentari. Tuttavia, la passione per il calcio non l'aveva mai abbandonato e aveva continuato a divertirsi con il gruppo degli Amici del Lunedì, un'allegra combriccola di appassionati che ha visto tra le sue fila numerosi ex calciatori professionisti e non.
LA BOMBOLETTA Lucio Pesle è un chimico ed ha lavorato per moltissimi anni alla Marlin Yacht Paints in zona industriale dove ha ancora il suo ufficio. «Conoscevo John sin da quando eravamo ragazzini - commenta Pesle - eravamo molto amici». Pesle comincia a frugare all'interno di uno degli innumerevoli scatoloni che conserva in via Caduti sul lavoro. «Ecco, questa è la bomboletta originale. L'avevo nominata Tempo Marker, vista la capacità di 'marcare temporaneamente' una superficie attraverso l'utilizzo del composto chimico al suo interno».
L'idea era venuta a John qualche tempo prima. «Un giorno si presentò nel mio ufficio e mi disse che aveva bisogno di una schiuma che fosse temporanea. Aveva chiesto un po' in giro a diversi colorifici ma nessuno aveva approfondito la ricerca. Io dissi che non era certamente impossibile creare un composto di quel genere. Erano gli ultimo mesi del 1985, credo».
La sostanza all'interno del "Tempo Marker" è un composto chimico che ha al suo interno il 55 per cento di dietanolammide di acidi grassi di cocco, il 4 per cento di laurilsolfato sodico, il 41 per cento di acqua ed eventuali coloranti e pigmenti a seconda delle necessità. Sulla bomboletta si trova la dicitura "assolutamente innocuo per l'operatore, per l'erba o per altri materiali di cui sia fatto il campo di gioco".
Il 27 gennaio del 1986 attraverso Ermenegildo Zorzut (a mezzo mandatario ndr ) Di Davide e Pesle presentarono domanda di brevetto all'Ufficio Centrale Brevetti del Ministero dell'Industria Commercio e dell'Artigianato. Le undici pagine vennero accettate e vidimate dall'ufficiale rogante Carla Girlinger. Costo totale dell'operazione, 157mila lire. Il titolo del brevetto recita in questo modo: "Sistema di tracciatura, scomparibile totalmente nel tempo determinate, da un qualsiasi tipo di superficie (manto erboso, cemento, ecc.) a mezzo di una appropriata schiuma. Il trovato, di cui alla presente domanda non costituisce oggetto di altri depositi di uguale contenuto, dovunque effettuati in pari data, da parte de medesimo titolare".
A VICENZA Il 9 luglio dello stesso anno Di Davide, Pesle ed il decano dei giornalisti sportivi a Trieste Dante Di Ragogna si recarono a casa di Luigi Agnolin a Bassano del Grappa con l'intento di proporre Tempo Marker a quello che era considerato uno degli arbitri più bravi di quegli anni. «Ricordo bene quando Di Davide mi presentò la bomboletta - così Agnolin - Sono sempre stato un sostenitore dei possibili miglioramenti del gioco del calcio attraverso l'intelligenza. Tuttavia l'idea avrebbe potuto scatenare una sorta di ribellione nella classe arbitrale visto che la bomboletta avrebbe diminuito l'autorevolezza dei fischietti. Ulteriormente l'approvazione avrebbe dovuto passare più livelli, sia nazionali che internazionali».
John Di Davide aveva molti amici. Uno di questi era Adriano Buffoni, allenatore a più riprese della Triestina e, nel 1987 del Padova. «John era eccentrico e sempre pieno di idee molto valide. All'epoca allenavo i biancoscudati e John si presentò con la bomboletta al campo di allenamento. Facemmo due prove, la prima durante un allenamento e poi per una partitella in famiglia. L'idea mi piaceva, era un bel modo per far rispettare il regolamento. Poi, del perché non se ne fece niente non ne so molto, credo fosse un mondo del calcio in ritardo».
Di Davide e Pesle continuarono per anni a cercare l'approvazione e l'interesse degli addetti ai lavori. «Un lunedì invitammo Di Davide in studio» commenta Giovanni Marzini, ex caporedattore della sede regionale Rai del Fvg. «Conducevo la trasmissione 'Il caffé dello Sport' su Telequattro e John venne a parlarci di Tempo Marker. Facemmo qualche battuta in studio e poi John spruzzò sulla moquette lo spray. In brevissimo tempo si dissolse. Eravamo tutti affascinati da quella proposta. Peccato che non venne utilizzata».
TEMPO MARKER Gli anni passarono e, a due mesi dal calcio d'inizio dei mondiali di Italia '90, il brevetto venne finalmente pubblicato. Il 19 aprile del 1990 Tempo Marker venne accettato dall'Ufficio centrale brevetti. Sulla bomboletta compare ancora oggi la dicitura "brevettato" e porta l'indirizzo di via Hermet 6 a Trieste come sede centrale. «Alla fine del primo anno non lo rinnovammo» conclude Pesle con una punta di malinconia. «Negli ultimo anni, quando John si era trasferito a Divaccia in Slovenia, ogni tanto ne parlavamo. Fu un peccato che nessuno ci ascoltò».
Alla fine dello scorso luglio sul sito dell'Ufficio italiano brevetti e marchi non risultavano pervenute domande di trasformazione o di deposito contemporaneo, nessuna annotazione o trascrizione. Il brevetto numero 1218775 risulta ancora a nome di Pesle Lucio e Di Davide Giovanni. A John avrebbe fatto certamente piacere ottenere un riconoscimento morale, il minimo che si possa fare per una persona che aveva sognato, anche solo per un attimo, di cambiare il mondo.
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