Maxi Jena cambia pelle e prenota un posto sul podio

La barca slovena ora si chiama Way of Life con velisti sloveni, italiani e croati Il progetto affidato a Gašper Vinčec: «Il mio sogno è un giorno l’America’s Cup»



INVIATO A CAPODISTRIA

È una Maxi Jena tutta nuova quella che il 14 ottobre rilancerà la propria sfida alla Barcolana. Tanto nuova che non c’è più Mitja Kosmina, tanto nuova che anche il nome è cambiato: adesso si chiama Way of Life. Sì, perché questa barca rappresenta lo stile di vita di Gašper Vinčec, 37 anni, capodistriano, settimo in Finn a Pechino 2008 e 20.mo quattro anni prima ad Atene. «Ho smesso di gareggiare nel 2011 - spiega - e per cinque anni sono rimasto a terra, ho lavorato. Ma poi ho capito che senza vela non potevo proprio stare, che questa è la mia vita, il mio stile di vita». La sua Way of Life, appunto. Con un sogno impossibile nel cassetto: «Arrivare un giorno all’America’s Cup con un equipaggio sloveno, italiano e croato».

Intanto ieri, a Capodistria, la presentazione ufficiale con tanto di varo di questa barca che è stata completamente rivoluzionata, con l’elettronica protagonista assoluta, anche se poi a bordo occhi e muscoli continuano a essere determinanti.

«Il progetto - racconta Vinčec - è nato un anno fa, quando ero con Mitja Kosmina su Maxi Jena alla passata Barcolana. Io vengo dalle classi olimpiche e questo è tutto un altro mondo ma ho deciso di gettarmi in questa avventura con due amici, Robert Šterpin e Primož Patru». Insieme i tre hanno rilevato Maxi Jena da Kosmina - che comunque in Barcolana ci sarà, su un’altra barca ma ci sarà -, l’hanno portata in cantiere all’Hannibal di Monfalcone, l’hanno rivoltata come un guanto, l’hanno riportata a Capodistria per gli ultimi accorgimenti e adesso eccola qua, simbolo del progetto battezzato Ewol. «Con un nome nuovo perchè, diciamolo, Maxi Jena era arrivata seconda troppe volte - scherza Gašper Vinčec -, ma soprattutto - e si fa nuovamente serio - per sottolineare che questa è tutta un’altra storia, con un nuovo gruppo a gestirla, anche se Mitja è un amico ed è sempre un piacere averlo con noi a bordo».

Una storia che vivrà il suo primo appuntamento importante in Barcolana (e prima ancora sarà alla Bernetti e alla Portopiccolo Maxi race) ma che vuole poi regatare dodici mesi all’anno. «Vogliamo andare lontano» riassume l’olimpionico capodistriano. «E lo vogliamo fare - aggiunge - dando tanto spazio ai giovani in un equipaggio nel quale ci sono velisti sloveni, italiani e croati (e sentirli in barca, tra ordini e suggerimenti dati in tutte e tre le lingue, è davvero un’esperienza..., ndr)».

Intanto però c’è la Barcolana ed è una Barcolana speciale, la numero 50: «La Barcolana è una regata davvero particolare - spiega Vinčec - e vogliamo essere sul podio il 14 ottobre: diciamo che tatticamente siamo davvero bravi e se c’è poco vento...» strizza l’occhio con un sorriso. «Intanto comunque devo fare i complimenti a Trieste: una regata nata come sfida tra pochi amici e diventata un evento di rilevanza mondiale, cinquanta edizioni, e sono poche le regate che possono vantare una storia così, un ritorno mediatico che è davvero senza uguali: merito degli organizzatori (e dico bravo a Mitja Gialuz per il lavoro fatto), merito della città tutta, merito dei velisti».—



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