Mensah: «Punta o esterno non conta pronto a tutto per questa Unione»

Al Rocco aveva colpito i tifosi alabardati con la Virtus Vecomp nei play-off. «Credo di aver fatto la scelta giusta. Sannino può insegnarmi tanto. Ho cominciato a giocare tardi, avevo già 16 anni»
PRANDI - FOTOPIRAN - CAMPODARSEGO - CAMPODARSEGO VIRTUS VECOMP .mensah tra tanasa e sanavia
PRANDI - FOTOPIRAN - CAMPODARSEGO - CAMPODARSEGO VIRTUS VECOMP .mensah tra tanasa e sanavia
TRIESTE. Fino a 16 anni, il calcio non gli interessava proprio. Poi, ad un tratto, l’esplosione di una grande passione vissuta, da quel momento in poi, in maniera totale. Tanto che Davis Mensah, nato a Bussolengo nel 1991 da genitori ghanesi e neo attaccante alabardato, sa benissimo che nella Triestina prima di lui in quel reparto ci sono stati bomber come Godeas e Granoche. Curiosamente, l’ormai ex attaccante della Virtus Vecomp stava per buttare fuori proprio l’Unione dai play-off con quella grande prestazione in finale. Ma dopo un mese e mezzo, si è ritrovato con la maglia alabardata addosso.


Mensah, forse proprio quella prestazione è stata decisiva per l’approdo alla Triestina?


Quando ho giocato quella partita non immaginavo certo che sarei venuto a Trieste, sono davvero contento. Non so se stia stata decisiva, penso di sì, ma anche all’andata giocai abbastanza bene. Probabilmente però la società mi ha seguito anche durante l’anno, non credo si prenda una decisione su un giocatore solo per due partite. Però la Triestina è la squadra che volevo e credo che la mia sia una scelta giustissima.


Da cosa deriva questa convinzione?


Trieste è una bella piazza, con una grande storia e uno stadio fantastico: così belli in Italia ce ne sono davvero pochi, in serie A forse 5 o 6. E poi a Trieste ci hanno giocato bomber come Godeas e Granoche.


Quindi seguiva la Triestina anche negli anni passati?


Sono uno che da dieci anni segue il calcio in tutti i suoi aspetti, a 360 gradi, dalla serie A fino alla terza categoria. È una grande passione che va al di là del fatto di giocare, significa seguire notiziari sul calcio dalla mattina alla sera, anche documentari e cose di questo genere. E pensare che il calcio non mi interessava.


Perché?


Io ho iniziato a giocare appena in seconda superiore, a 16 anni. Prima il calcio non mi piaceva: poi a scuola sentivo i compagni che si divertivano agli allenamenti e sono riusciti a convincermi. Ho provato anch’io ed è scoppiato l’amore. Insomma ho iniziato tardi, ma dal quel momento è stata immersione totale.


Come mai, nonostante le sue qualità, tanti anni in serie D e sei stagioni sempre con la Virtus Vecomp?


Non è che non avevo voglia di spostarmi, più che altro non ho mai saputo se c’erano delle proposte. E comunque, dopo quel campionato tra i professionisti in C2, ero vincolato automaticamente con la Virtus fino ai 25 anni. Quindi in pratica ho dovuto aspettare fino a quest’anno.


Ma la voglia del salto in serie C c’era già?


Sicuramente sì. E adesso penso proprio di aver trovato la società giusta per me. Non solo, anche l’allenatore giusto, capace di darmi quei nuovi stimoli di cui avevo bisogno. E Sannino credo sia l’uomo giusto con la cattiveria giusta, in senso sportivo ovviamente, che può insegnarmi tanto. Spero di dare tutto e di ottenere grandi obiettivi con questa società.


Preferisce giocare da punta o da esterno?


Per me l’importante è giocare, e per farlo farei anche il terzino. E io non penso ai gol, per me conta giocare bene per la squadra, perché alla fine se giochi bene automaticamente arrivano anche i gol. Esterno o seconda punta è uguale, l’importante è metterci il massimo impegno e aiutare la squadra.


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