Morto Mario Mannucci, campione di rally

In coppia con Sandro Munari nel 1972 vinse il titolo a Montecarlo e in molte altre gare. Domani i funerali a Monfalcone

di Claudio Soranzo

MONFALCONE

Dopo aver tagliato tanti traguardi a forte velocità e speso una vita sulle vetture da corsa, nei rally, seduto accanto al suo fido amico e collega Sandro Munari, Mario Mannucci si è spento sabato a Monfalcone, serenamente, nella sua abitazione di via Da Vinci. Tra sei mesi avrebbe compiuto 80 anni.

Con il fortissimo pilota veneto Mannucci conquistò il massimo traguardo per un rallista, il titolo di campione del mondo. Era il 1972 quando Sandro e Mauro, a bordo di una Lancia Fulvia 1.6 Hf con il numero di gara 14, vinsero il Rally di Montecarlo, in una delle più famose e celebrate competizioni del Principato di Monaco. Seguirono le vittorie nei rally internazionali di Sicilia e di San Martino di Castrozza, mentre nelle altre gare conquistarono sempre ottimi piazzamenti, così che alla fine della stagione agonistica vinsero assieme alla Lancia il Campionato Internazionale Marche, equivalente all’attuale Wrc (World Rally Championship). Da lì poi Mannucci, inscindibile da Munari, si dedicò all’esordio e allo sviluppo della mitica Lancia Stratos, con la quale vinsero, nel 1974 e ’75 il Campionato del Mondo Rally. L’anno successivo Mario Mannucci venne chiamato da Cesare Fiorio alla direzione della Squadra Hf-Lancia. Ritornò poi a fare il navigatore del campione veneto nel 1978 con la Fiat 131 Abarth, con la quale la Casa torinese sostituì la Stratos per motivi commerciali.

Non ebbero fortuna a causa di troppi guasti meccanici e così a fine anno Munari si ritirò dalle corse. Rimasto “orfano”, Mario si accomodò sul sediolo di destra di Adartico Vudafieri e di Attilio Bettega e ritornò con Munari nel 1987sul fuoristrada Lamborghini Lm002 all’Off-Road Rally Raid della Grecia. Al di là della sua attività agonistica, Mario Mannucci contribuì alla preparazione di molte competizioni rallistiche: “disegnò” i percorsi e preparò il “radar” per gare svoltesi in Cina, in Nevada, in Perù, ma anche per il Rally delle Alpi Orientali, che si disputa in Regione. Fino al 2002 prestò attività di istruttore presso la Scuola Federale della Csai di Vallelunga e partecipò perfino, insieme a Diego Della Valle, a un rally per vetture storiche in Marocco.

Insomma una vita tutta di corsa per il copilota milanese trapiantato a Monfalcone, iniziata nel 1963 dopo il matrimonio con la navigatrice e cronometrista Ariella Pangaro con la quale disputò alcune gare di regolarità, per poi approdare al Jolly Club. Fu nel 1968 che, alla guida di una Lancia Fulvia 1,3 HF del Jolly, sponsorizzata dalla Atkinsons, disputò con Bruno Scabini (navigatore) la prima edizione del Rally dell'Isola d’Elba, riuscendo non solo ad arrivare fino in fondo (su 40 equipaggi iscritti solo 10 tagliarono il traguardo), ma classificandosi al sesto posto. Venne così notato da Cesare Fiorio, diesse della Squadra Corse HF-Lancia, che l’anno successivo gli assegnò il ruolo di navigatore di Sergio Barbasio nell’abitacolo di una HF ufficiale. L’equipaggio vinse la gara e da lì iniziò l’ascesa agonistica di Mario Mannucci.

Il copilota di Munari è nato a Milano, dove viveva, e dove conobbe la bella monfalconese di Panzano Ariella Pangàro, nel capoluogo lombardo in quanto il padre Tristano era terzino destro dell’Inter nel 1948-49. Lo sport in casa Mannucci prosegue con il figlio Manuel, allenatore prima della pallavolo femminile di Monfalcone (per 7 anni) e ora dalla Pav Udine in serie B1. Il trasferimento da Milano a Monfalcone avvenne nel 1979.

Poche negli ultimi anni le apparizioni pubbliche, a causa di un male che minava il suo fisico. Lo ricordiamo nei primi anni 90 al castello di Duino alle premiazione del Campionato automobilistico Friuli Venezia Giulia, assieme a Munari. Lo ricorda così il pilota triestino Giampaolo Corrao, organizzatore della manifestazione: «Era un signore molto schivo, come se si vergognasse del mito che è stato. Per lui aver vinto quei rally era una cosa normale». In giugno dell’anno scorso fu invitato in Veneto al Munari Day per i 70 anni di Sandro, ma non se la sentì di partecipare. Mario Mannucci lascia la moglie Ariella, il figlio Manuel e il nipotino Matteo di 13 mesi. Domani dalle 9 alle 11 la salma verrà esposta nel cimitero di Monfalcone; dopo la benedizione verrà traslata a Spinea per la cremazione.

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