Motori Honda e Ktm e centralina unica
La lunga rivoluzione tecnico-regolamentare caldeggiata dal patron del Motomondiale Carmelo Ezpeleta, iniziata nel 2002 con l’introduzione della MotoGp e proseguita nel 2010 con quella della Moto2, si è completata nella passata stagione, quando l’ultima classe vecchio stampo rimasta, la 125, è stata “pensionata” per far posto alla nuova Moto3.
Una rivoluzione che ha avuto il fulcro tecnico nel passaggio dai motori a due tempi a quelli a quattro tempi. Nello specifico della Moto3, che diventa prima palestra per piloti e team che si approcciano al Circus, lo schema dei propulsori è stato modificato in tal senso: la cilindrata è passata a 250 cm cubici e, da regolamento, lo schema del propulsore deve essere monocilindrico e con un regime massimo di 14.000 giri al minuto. Il peso minimo della motocicletta, pilota compreso, non deve superare i 148 kg, è bandito l’uso di freni in carbonio e la centralina per la gestione dell’elettronica è unica per tutti, sviluppata dall’azienda italiana Dell’Orto. Unici sono anche fornitore di pneumatici, Dunlop, e di carburante, Eni.
Con queste limitazioni le licenze che possono permettersi i costruttori che si affacciano alla categoria riguardano soprattutto i telai. Per questo sono diverse le factory che, come avviene in Moto2, si dedicano ad adattare il telaio su motori fornite dalle Case: Suter, Kalex ed Ftr le principali. In Moto3 si sfruttano propulsori costruiti e sviluppati prevalentemente dalla Honda e dall’austriaca Ktm, che ha anche un suo team interno e mira dichiaratamente a diventare riferimento della nuova classe.
Da segnalare anche la presenza della Mahindra, grande azienda indiana di motoveicoli sbarcata nel Motomondiale già nel 2011 in 125 e che ha proseguito l’avventura nella nuova categoria portando avanti il progetto Engines Engineering. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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