Pepito il giorno dopo La rabbia in un tweet «Fuori forma? Scuse»

Il giocatore viola: «Guardate i valori dei test. Vi stupirete» Del Piero giustifica il ct: non è una bocciatura, pensi al futuro
Di Paolo Baron

Per Pepito Rossi, il giorno dopo l’esclusione dai ventitré che il ct Cesare Prandelli porterà in Brasile, inizia con un tweet. Centoquaranta caratteri che assomigliano a un sassolino da togliersi dagli scarpini prima possibile: «Tutti dicono fuori forma: chiedete a chiunque i valori dei test in settimana e della partita», è il suo cinguettio. Che poi prosegure: «Vi stupirete. Contrasti? Paura? Che ridere... Arrivo col pensiero prima del difensore. Prossima volta, da dilettante, aspetto il difensore per prendere calci». Il finale è distensivo: «Piccole precisioni a cui tenevo. Adesso la cosa più importante però è tifare l’Italia. Forza Azzurri!! #quintastella».

Già. Una quinta stella che Pepito potrà eventualmente fregiarsi solamente come tifoso. Mica colpa sua, sia chiaro. Bensì anche di un difficile rapporto con la maglia dell’Italia. E pensare che proprio Giuseppe Rossi, nel 2006, rifiutò la convocazione degli Stati Uniti (Pepito è nato nel 1987 a Teaneck nel New Jersey) per inseguire il sogno azzurro. Da figlio di immigrati italiani negli States, poter giocare a calcio con la maglia dell’Italia è sempre stato molto di più di un semplice desiderio. Era nella sua testa una specie di un riscatto. Una rivalsa sul destino: suo e della sua famiglia. Peccato che il desiderio sia rimasto tale in questi ultimi otto anni. Sfuggita (la maglia) nel 2010 dopo che Marcello Lippi lo convocò tra i trenta del pre-Sudafrica (scelta che il ct campione del Mondo si pentì di avere fatto con il senno di poi), l’azzurro (della maglia) gli si negò anche nel 2012 (Europei in Ucraina e Polonia) per colpa di un infortunio al ginocchio. La storia, purtroppo, due anni dopo sembra ripetersi. Solo che stavolta l’infortunio al ginocchio sembrerebbe (letto il tweet) più una scusa per giusficare la sua esclusione.

Ieri è sceso in campo pure Pinturicchio Del Piero per difendere le scelte del ct. E contemporaneamente cercare di consolare Pepito. «Prandelli ha potuto vedere con i suoi occhi quelle che sono le sue esigenze, gli altri non devono viverla come una bocciatura ma come un premio per chi è andato», ha detto l’ex capitano della Juve e degli Sky Blues. «Immagino che (Rossi, ndr) possa essere dispiaciuto, gli ultimi anni sono stati per lui particolari ma magari questo momento può regalargli in futuro qualche soddisfazione più grande». Sarà.

Già, perché lui, tweet a parte, non l’ha presa bene nonostante abbia fatto buon viso a cattiva scelta. «Stamani (ieri ndr) Rossi stava meglio, è già partito per gli Usa» ha raccontato ai giornalisti Andrea Pastorello, procuratore del giocatore. «Gli ho detto di mettersi tutto alle spalle; il futuro è riposarsi e pensare alla prossima stagione con la Fiorentina». «È un’esclusione che non si aspettava», ha continuato Pastorello, «soprattutto dopo aver provato a recuperare in cinque mesi. Chi deve fare le scelte le ha fatte, quindi dobbiamo accettarle». «Non avevamo sentore di una mancata convocazione, pensavamo fosse tra i sicuri di andare in Brasile. Rossi non se lo aspettava, per lui è stato un fulmine a ciel sereno», ha concluso Pastorello. «Il fatto che non abbia fatto contrasti sabato (durante l’amichevole con l’Irlanda, ndr) dipende dal suo modo di giocare, ora sulle motivazioni dell’esclusione bisogna sentire Prandelli. Se Giuseppe è stato un po’ polemico lo si può capire».

C’è solo da augurarsi che Cesare Prandelli non imiti il predecessore e si penta a posteriri. Anche perché l’Italia (del tifo) ha già scelto. Schierandosi in gran parte con Pepito.

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