Pilutti, il filo che unisce Trieste e Fortitudo

Basket: esploso in biancorosso, ha vinto a Bologna. «Che emozione quell’ovazione quando tornai qui da avversario»

TRIESTE. C'è un filo sottile che unisce Pallacanestro Trieste e Fortitudo Bologna. Per entrambe le società, in epoche neppure troppo lontane, Claudio Pilutti è stato un punto di riferimento importante. Capitano sia in biancorosso che in biancoblù, "Pilu" è esploso ad alti livelli a Trieste dove ha giocato per 6 anni; poi, quando nel 1994 Stefanel decise di trasferirsi, si rifiutò di accettare Milano e preferì legarsi alla Fortitudo. Una scelta apprezzata dai tifosi triestini che non a caso, nel giorno del suo ritorno a Chiarbola, gli tributarono un'autentica ovazione. «Un'emozione indescrivibile - ricorda - a maggior ragione perchè non me l'aspettavo. Era avvenuto tutto molto in fretta nel corso di quell'estate per cui, davvero, non sapevo come sarei stato accolto. Applausi e cori sono rimasti nel mio cuore».

Passato alla Fortitudo, Pilutti ha raccolto a Bologna le soddisfazioni che non ha potuto prendersi a Trieste: una supercoppa italiana nel 1998 e il titolo tricolore nella stagione 1999-2000. «La gioia dell'unico scudetto - ricorda - si mescola con il rammarico delle molte finali perse. A Bologna avremmo potuto vincere di più, ma in un’ottica generale mi resta la soddisfazione di una carriera che mi ha regalato tanti momenti importanti». Momenti importanti che non sono mancati neppure a Trieste. «Indimenticabili le due promozioni consecutive, perchè vincere due campionati di fila e salire dalla B1 alla A non fu cosa da poco. Poi mille altri ricordi, situazioni, compagni di squadra. Impossibile riassumere sei anni in poche battute. In negativo, questo sì, mi resta il rammarico della finale europea persa in Korac contro il Paok Salonicco».

Dal passato al presente, per scoprire con dispiacere un Pilutti ormai fuori dal mondo del basket. «La pallacanestro di oggi non mi appassiona - sottolinea - per cui non ne faccio una malattia. C'era stato un contatto con la Fortitudo di Savic poi, causa fallimento, non se ne fece più nulla. Adesso do una mano a un mio amico e seguo, un giorno alla settimana, bambini dai 3 ai 5 anni. Dovesse arrivare una proposta? La valuterei, certo, perchè le cose si valutano e non nascondo che da un certo punto di vista mi farebbe anche piacere, ma dovrebbe essere un progetto in grado di coinvolgermi».

Del basket attuale segue molto poco, lo scorso anno ha apprezzato la cavalcata di Reggio Emilia, arrivata a un passo dallo scudetto. «Se lo sarebbe meritato - conclude “Pilu” - perchè ha giocato una pallacanestro divertente e perchè, sotto certi aspetti, in quella squadra ho rivisto le idee con cui era stata costruita la nostra Trieste. E a proposito, pur non seguendola moltissimo, apprezzo la Trieste attuale perchè, in questi anni, ha saputo credere nei giovani, farli giocare e lanciarli verso la massima serie».

Lorenzo Gatto

Riproduzione riservata © Il Piccolo