“Poz” in cattedra: «Ecco come lo sport diventa un esempio»

Oggi con Tavcar e Giomo all’incontro al Coni «Fate lavorare i coach. A ognuno il suo mestiere»
Di Roberto Degrassi
Foto Simone Raso - LaPresse.14 06 2014 Varese ( Italia ).Sport Basket.Pallacanestro Varese.Conferenza stampa di presentazione nuovo Allenatore.Nella foto: Gianmarco Pozzecco..Photo Simone Raso - LaPresse.14 06 2014 Varese ( Italy ).Sport Basket.Pallacanestro Varese, press conference to present new coach Gianmarco Pozzecco.In the pic: Gianmarco Pozzecco
Foto Simone Raso - LaPresse.14 06 2014 Varese ( Italia ).Sport Basket.Pallacanestro Varese.Conferenza stampa di presentazione nuovo Allenatore.Nella foto: Gianmarco Pozzecco..Photo Simone Raso - LaPresse.14 06 2014 Varese ( Italy ).Sport Basket.Pallacanestro Varese, press conference to present new coach Gianmarco Pozzecco.In the pic: Gianmarco Pozzecco

TRIESTE. Gianmarco Pozzecco in cattedra. Il “Poz” sarà uno dei protagonisti dell’incontro “Costruirsi un futuro attraverso lo sport e la comunicazione” organizzato da Sport&Developmento, Fip Fvg, Trieste Sesto Uomo, Confcommercio Trieste e Un Canestro per Te Onlus oggi alle 18.30 nella sala Olimpia del Coni all’interno del Rocco. Con Pozzecco, attuale assist coach del Cedevita Zagabria e fresco di vittoria nella Coppa di Croazia, Sergio Tavcar e Giorgio Giomo. Moderatori il presidente di Fip Fvg Giovanni Adami e padre Stefano Del Bove.

A lezione dalla “Mosca atomica”.

Ma se sono il classico esempio negativo...Ogni tanto mi chiedono di raccontare la mia esperienza ma non ho la presunzione di spiegare come si fa ad avere successo nella vita. Posso dare semmai qualche spunto e ribadire che in ogni campo contano le stesse qualità: la passione, la dedizione e lo spirito di sacrificio.

Un insegnamento?

Ho sempre combattuto chi sostiene che la goliardia non può venir associata alla professionalità. Io e quelli della stella con Varese abbiamo dimostrato il contrario. La più bella vittoria era far combaciare il proprio hobby con il proprio lavoro. Eravamo un gruppo che stava bene insieme. Ci ho ripensato l’altra sera, vedendo un’intervista in tv di Paolo Condò a Mancini...

Quali punti in contatto con il “Mancio”?

Andrea Meneghin dice che io e lui eravamo come Vialli e Mancini. Ricordate la Samp dello scudetto? Nè noi a Varese nè i blucerchiati rappresentavamo l’establishment dei rispettivi sport. Gli squadroni erano altri. Eppure il titolo lo abbiamo vinto noi perché eravamo un nucleo di amici. Certo, eccezioni. E infatti realtà così difficilmente aprono cicli. Arrivano gli squadroni che si prendono i pezzi migliori, sfuma il gusto della conquista...

A un livello inferiore, anche le ultime stagioni di Trieste sono state positive grazie più allo spirito del gruppo più che alla caratura tecnica.

Ho grande rispetto per il lavoro di Dalmasson. Ricordo ancora quando affrontai Trieste con Capo d’Orlando dopo 7 vittorie e mi battè.

A proposito di Trieste, si cerca di coinvolgere sempre più Boscia Tanjevic nell’attività del club. Il vostro è stato un rapporto di amore-odio.

Lo ammetto: da giocatore c’è stato un momento in cui lo avrei messo sotto con l’auto e dopo ci sarei pure ripassato su in retro...In realtà, con il tempo ho rianalizzato e compreso certe situazioni che magari all’epoca mi facevano infuriare. Venir esclusi dalla Nazionale fa male ma Boscia, come Recalcati, è stato onesto con me. Mi ha spiegato il perché delle sue decisioni, mi ha sempre trattato con rispetto, lo considero una persona vera in un mondo non sempre facile nè cristallino.

Ha citato Recalcati. Lui e Sacchetti, un altro coach che ha sempre indicato come esempio, sono stati esonerati a stagione in corso. Meo addirittura pochi mesi dopo aver portato Sassari allo scudetto.

Approfitto per una riflessione in generale. Mi mette a disagio una realtà in cui ciascuno vuole dire la sua, su tutto. Servirebbe più umiltà. Un allenatore affermato avrà diritto ad avere più voce in capitolo su una squadra rispetto a chi si è appena avvicinato a quello sport o no? E invece tutti pretendono di saperne di più. Dirigenti, blog. Ripenso al mio vecchio maestro...

Tullio Micol.

Lo so, lo cito sempre, ma mi ha dato esempi validi ancora adesso. All’Inter 1904 decideva lui e l’allora presidente Pittoni, attivo anche in altri ambiti come la politica, praticamente non lo vedevamo mai. Giustamente faceva un passo indietro e lasciava che fosse chi da tempo masticava basket a prendere le decisioni. Ed è stato così che cedendomi poi a Cividale per 25 milioni di lire Micol ha fatto fare un affare a tutti.

Insomma, a ognuno il suo mestiere.

Sicuro. Altro esempio. Ho vissuto per anni a Chiarbola e ho visto polvere nera sui davanzali ma questo non mi autorizza a pretendere di dire la mia o di voler gestire la Ferriera. Non ne so nulla. Mi ci vedete a gestirla? Dopo un giorno rischierei di bruciare Servola e Baiamonti...

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