Pozzecco si prende Varese: cuore e italiani, la mia ricetta

TRIESTE. Dalle medie all’università. O, per stare in tema di basket, è un po’ come uscire dall’high school e andare direttamente nell’Nba. C’è chi ci riesce. Da ieri Gianmarco Pozzecco è il capoallenatore di una delle “grandi” del basket italiano, la Pallacanestro Varese. Dopo i due anni da coach in LegaDue a Capo d’Orlando, torna là dove da giocatore 15 anni fa vinse lo storico scudetto della stella. Tempi di “Mosca atomica”, di capelli variopinti, di un gruppo fortissimo sul campo e, se possibile, almeno altrettanto forte fuori, dello sconfinato talento di Andrea Meneghin, della solidità di Manera De Pol, di Galanda e Recalcati, di Mrsic e Zanus Fortes.
Il “Poz” 2014 è invece un uomo di 42 anni che ha deciso di mettersi in gioco come allenatore e ha appena vissuto le pressioni di una serie di play-off promozione alla guida di un club che 20 mesi prima aveva ereditato sul fondo della classifica. La presentazione ufficiale a Varese ha regalato comunque scampoli del solito Pozzecco ruspante, fuori dagli schemi.
IL PROGRAMMA «Il mio desiderio da allenatore è di poter far vivere ai miei giocatori quello che ho vissuto io. A Varese ho vinto lo scudetto del 1999 e quello che abbiamo vissuto andava al di là della prestazione sportiva. Allora per vincere mi sono venduto l’anima al diavolo. Con questa Varese di adesso non potrò puntare al titolo e così sono tornato dal diavolo, mi ha detto che, visto che l’anima gliel’avevo già venduta, ora dovevo vendergli...qualcos’altro. Quindi se mi vedete camminare un po’ storto e strano, capirete cosa gli ho promesso».
LA SQUADRA «Il budget sarà limitato e quindi dovrò essere molto oculato nelle scelte. L’idea è di costruire una squadra con un’identità forte, dove gli italiani avranno un ruolo importante e mi piacerebbe puntare molto sui giovani. Vorrei dieci giocatori che a inizio campionato siano come dei figli da allevare e con i quali condividere le emozioni».
I MODELLI Ha chiarito anche la sua visione del basket: «La parola chiave, in attacco, è altruismo. E poi c'è la difesa, della quale - ha scherzato - posso considerarmi un esperto, avendo io visto appunto difendere gli altri durante i miei vent'anni di carriera da giocatore; sì, la difesa avrà tutta la mia attenzione». A Varese Gianmarco Pozzecco, che ha firmato un biennale con possibile estensione di un altro anno, avrà un nuovo staff tecnico rispetto all’esperienza siciliana. Non ci saranno quindi altri triestini ad affiancarlo dopo Furio Steffè e David Sussi. Nel corso della presentazione il “Poz” ha citato, tra i coach da prendere ad esempio, anche due nomi inediti, Rusconi e Repesa, senza dimenticare due grandi ex di Varese, Recalcati e Sacchetti. In cuor suo, nel prendere possesso di una delle panchine storiche del basket italiano, si sarà probabilmente chiesto cosa avrebbe detto il suo vero maestro, Tullio Micol.
IL COMMENTO Franco Pozzecco ha seguito l’investitura del figlio a distanza. «Credo che abbia fatto la scelta giusta nel momento giusto. Capo d’Orlando è stata una grande esperienza, a Varese avrà la possibilità di mettersi alla prova in una delle più importanti società italiane. Vale la pena». Di sicuro, non c’è pericolo che gli tremino i polsi. Il “Poz”, si sa, non ha paura neanche del diavolo.
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