Raduno dell’Ism con botto Bonanno lascia la società

di Luigi Murciano
GRADISCA
Il colpo di teatro stavolta ha colto di sorpresa tutti: «Dopo 15 anni penso che questa società possa camminare con le sue gambe. Si, io e la mia famiglia ci disimpegnamo dal calcio. Resteremo sempre vicini all’Itala San Marco, ma come tifosi». Se voleva movimentare il primo giorno della nuova era Ism in serie D, Franco Bonanno ci è riuscito benissimo. Dice che stavolta è finita sul serio, che «la società è in grado di andare avanti anche senza di lui» e che si sente sollevato perchè «riportando subito in alto questi colori dopo la rinuncia al professionismo ho dimostrato che non era Franco Bonanno la causa di quella disavventura». Sfogo calcolato o vero e proprio addio, sarà il tempo a dirlo. Ma intanto Bonanno il sasso l’ha lanciato. Buon che, pur circondato da tanti baby, poco distante Giuliano Zoratti trasmetteva serenità ed entusiasmo da tutti i pori.
Alla settima stagione sulla panchina dell’Ism Gradisca (la quinta consecutiva) il trainer non sta nella pelle. Specie negli ultimi l’allenatore tarcentino ha visto di tutto: i successi in D, la conquista della Lega Pro, le salvezze tranquille, l’amaro epilogo, la rinascita in Eccellenza e la redenzione con il ritorno in Interregionale. Ora la sfida è mantenere questo campionato, nel quale l’Itala fa ritorno dopo tre anni e nel quale ha militato per ben 13 stagioni. E mantenerla con una squadra che non conta neppure 20 anni di età media sarà ancora più avvincente. Talmente intrigante, la scommessa, da fare sì che “Zorro” rinunciasse pure alle sirene della Champions League, seppure femminile, che gli avrebbe offerto la Graphistudio Tavagnacco.
«Per affetto e riconoscenza verso questa società e queste persone ho deciso di rimanere – ha spiegato Zoratti –. Lo scorso anno abbiamo vinto una scommessa incredibile e i dirigenti hanno dato un segnale importante vincendo subito il campionato. È chiaro che il calcio versa in una situazione molto complessa. I tifosi devono dimenticarsi l’Itala dei Neto e dei Vosca, dei Pavanel e dei Peroni, dei Fabbro e dei Drascek. La società ha scelto saggiamente di puntare tutto sui giovani, seppure di ottime qualità e prospettive». Che serie D si aspetta il vate tarcentino? «Penso che a parte le cinque, sei squadre che faranno campionato a sè per la promozione o i playoff – argomenta – tutte le altre dovranno sgomitare. E noi fra queste. La cosa non mi spaventa, sappiamo che ci sarà da soffrire parecchio. Ma credo anche nella cultura del lavoro. La serie D è una categoria importante. Se questi ragazzi capiranno che si tratta di una grande occasione anche per loro io credo ci si possa togliere qualche soddisfazione e gratificare il pubblico».
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