Rono: i successi, la caduta e la risalita

Verso le Olimpiadi: la storia del capostipite degli straordinari corridori kenyani
Di Bruno Lubis

Dei grandi corridori kenyani, il capostipite fu senz’altro Henry Rono. Era nato a Kiptaragou nel 1952, della tribù dei Nandi. Erano anni difficili per i ragazzi negri del Kenya, usati spesso per correre con una pelle di volpe trascinata a fare da traccia per le mute dei cani e i latifondisti inglesi dietro a giocare alla caccia alla volpe. La rivolta dei Mau mau pose fine a certe discriminazioni, il Kenya diventò indipendente e i ragazzi comincirono a correre per eccellere nell’atletica leggera.

Dunque, Henry Rono apparve all’improvviso nel 1973. Si allenava da solo secondo le risposte che il suo fisico dava alla fatica degli allunghi ripetuti. Si vide subito che il ragazzo era un talento, anche se grezzo. Ci pensò allora John Chaplin, allenatore della Washington University, che gl offrì una borsa di studio. E Rono negli States più che studiare si allenava per vincere le gare,portare lustro all’università che lo manteneva e per farsi un nome.

Rono imparò così bene come comportarsi in gara che nel 1978, in nemmeno tre mesi, abbattè quattro record del mondo: corse i 10 mila in 27’28’’05, i 5 mila in 13’08’’04, i 3 mila siepi in 8’05’’04, i 3 mila in 7’32’’. Incredibile per tutti ma lui seppe fare nella stessa giornata il record dei 5 mila e dei 3 mila siepi. Non aveva avversari e dunque vinse troppo poco per quello che sapeva fare. Ma c’è una spiegazione. Non potè partecipare né ai Giochi di Montrèal né a quelli di Mosca a causa del boicottaggio proclamato dai paesi africani. Ma era pur sempre uno dei nomi più famosi dell’atletica mondiale.

Con gli ingaggi cominciò a darsi alla bella vita, scoprì l’estasi dell’alcol ma anche le sue debolezze. Raccontò nella sua autobiografia “Sogno olimpico”’ che nel 1981 fece un nuovo record dei 5 mila metri dopo che il giorno prima s’era preso una sbronza colossale. In pochi mesi passò da 65 chili a 90 e più. Si ricoverò in clinica per tentare di liberarsi dal demone dell’alcol, fu arrestato alcune volte per ubriachezza molesta. Cercò di lavorare perché anche le notevoli somme vinte finirono: fece il garagista, il lavavetri, l’uomo di fatica nei mercati. Chiese alla Nike, che l’aveva sponsorizzato nei giorni di gloria, un impiego ma gli venne negato. Si accorse di aver toccato il fondo. Allora il fuoriclasse riscoprì la forza di volontà e pian piano si liberò dalla voglia di bere, riprese a correre un paio d’ore al giorno, si iscrisse alle gare Master.

Adesso insegna atletica leggera nel campus dell’università di Albuquerque. Non è più un uomo ricco ma è rispettato.

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