Saadi Gheddafi e quella breve infatuazione per l’Alabarda

TRIESTE. La notizia che rimbalza da Tripoli secondo la quale la Corte di appello ha assolto Saadi Gheddafi, terzo figlio dell’ex dittatore della Libia Muhammar Gheddafi, dall’accusa di aver ucciso...

TRIESTE. La notizia che rimbalza da Tripoli secondo la quale la Corte di appello ha assolto Saadi Gheddafi, terzo figlio dell’ex dittatore della Libia Muhammar Gheddafi, dall’accusa di aver ucciso nel 2005 l’allenatore della squadra di calcio dell’Al Ittihad Bashir al-Rayani (dove giocava lo stesso rampollo del Colonnello) risveglia vecchi e ingialliti ricordi alabardati.

Naturalmente è lo stesso Saadi Gheddafi che nel 2002 fu a un passo dal rilevare la Triestina di Amilcare Berti grazie alla mediazione della Juve di cui il libico era allora socio. Si faceva vedere anche agli allenamenti della squadra bianconera dove era anche una sorta di amico di famiglia. Gli piaceva palleggiare assieme a Del Piero. Attaccante dell’Al-Ittihad e della nazionale libica (ma era un raccomandato...), in realtà come calciatore era una “ciofeca”. A Perugia, Udine (dove giocò solo 11’) e alla Samp non lasciò grandi tracce. Dicono che si allenasse poco e male. Per la serie A era troppo scarso.

Complicati e tormentati i suoi rapporti di affari con la Triestina. Saadi Gheddafi aveva versato, come anticipo, una cifra vicina ai tre milioni di dollari per acquistare il 50% delle quote societarie. S’era impegnato a diventare col tempo socio di maggioranza lasciando a Berti il 10%. Tutti a Trieste ricordano il suo cinematografico (e inutile) atterraggio allo stadio Grezar con due elicotteri e con due giocatori-mercenari da sbolognare all’Unione. Berti, che era tutt’altro che uno sprovveduto, disse no grazie e da lì a qualche mese Gheddafino perse l’entusiasmo per quell’investimento. Pretedeva di riavere i soldi indietro. Il vero “pres” non mollò il danè libico e dopo un incontro a Roma si accordarono per il passaggio del 33% delle quote.

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