Sbezzi: «Va incentivato l’impiego degli italiani»
Uno dei procuratori top commenta le proposte per rilanciare la Nazionale: «Giovani da valorizzare»

TRIESTE. Il basket italiano pensa all’ennesima rivoluzione per ridare slancio alla Nazionale. Tante le proposte, ferve il dibattito. Riccardo Sbezzi, procuratore di Daniele Cavaliero e di molti altri giocatori italiani di spicco, è uno strenuo difensore delle competenze cestistiche tricolori.
La proposta di Tanjevic con 2 italiani fissi in campo o comunque con una riduzione graduale degli stranieri, la convince?
A mali estremi, estremi rimedi. Puntare sugli italiani non è un cattivo affare, bisogna però incentivare questo investimento. Come? Premiare la squadre di serie A che fanno giocare cestisti indigeni sotto i 32-33 anni di età, così come in serie A2 per gli atleti con minutaggio sotto i 22 anni. Dobbiamo renderci conto che siamo in una “truffa legalizzata”, nata ai tempi della Mens Sana per renderla competitiva in Europa: se una squadra vive sulla produzione di 7/8 effettivi, che senso ha permettere l’utilizzo di 5/6 stranieri? Lo spazio per gli italiani dov’è? E già che ci siamo, aboliamo i diritti d’immagine per i giocatori extracomunitari.
Non è che con più italiani c’è il rischio di rendere meno appetibile il prodotto basket, meno qualitativo?
Avete un esempio a Trieste: con gli italiani in campo è diminuito l’afflusso all’Alma Arena? Il livello tecnico non c’entra niente. Non dobbiamo creare categorie di panda da preservare o da confezionare per l’estero, basterebbe fare come fanno in Spagna con i propri atleti, costruendoli e trattenendoli in casa.
Cosa sbaglia il sistema nel trovare sempre meno giocatori di livello italiani?
Gli italiani validi ci sono, lo dimostrano i piazzamenti nelle categorie giovanili della nostra Nazionale. Il problema è l’abbandono dopo i 18 anni di età, un limbo in cui il ragazzo tende a demotivarsi se non sbarca il lunario. Più in generale la questione è sintetizzabile in 3 punti di negatività. Primo: mancano allenatori di livello nelle giovanili. Secondo: c’è poca possibilità di giocare. Terzo: manca totalmente il lavoro individuale. Vi dico solo che i miei assistiti li costringo ad allenarsi per conto proprio sulla tecnica.
Serie A2: Trieste e Bologna teste di serie. Per puntare alla promozione è stato necessario un invecchiamento del roster. Pochi margini di rischio o giovani validi in serie A?
Metterei anche Treviso fra le favorite. La scelta sull’usato sicuro è figlia della mancata produzione di nuove competenze, per cui l’affidabilità da serie superiore di un Cavaliero permette progetti ambiziosi da subito. L’ideale è un mix fra esperti e giovani per far crescere questi ultimi.
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