Tentata estorsione a club di Lega Pro: indagato Lotito

Nuova bufera giudiziaria: perquisizione alla Federcalcio Sentito dagli agenti della Digos il presidente Tavecchio
Di Fiammetta Cupellaro
Claudio Lotito, the chairman of Serie A Lazio and Serie B Salernitana, arrives at Italian Soccer Federation headquarter in Rome, 10 June 2015. Lotito is suspected of intimidating many officials clubs when it came to votes on decisions in order to gain greater power within national soccer federation (FIGC), the Serie A league and lower leagues, ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Claudio Lotito, the chairman of Serie A Lazio and Serie B Salernitana, arrives at Italian Soccer Federation headquarter in Rome, 10 June 2015. Lotito is suspected of intimidating many officials clubs when it came to votes on decisions in order to gain greater power within national soccer federation (FIGC), the Serie A league and lower leagues, ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. Claudio Lotito, presidente della Lazio e della Salernitana è indagato per tentata estorsione alle società della Lega Pro. Ancora una bufera giudiziaria si abbatte sul calcio italiano in un clima di veleni, vendette e minacce.

Ieri mattina, agenti della Digos si sono presentati nella sede della Federazione italiana gioco calcio con un mandato di perquisizione firmato dalla procura di Napoli. Perquisito anche l’ufficio del presidente della Figc, Carlo Tavecchio sentito in mattinata dai magistrati come “persona informata sui fatti” e di Mario Macalli vice presidente federale e presidente della Lega Pro. Agenti anche nella sede della Lazio a Formello e nell’abitazione privata del suo presidente.

Sequestrati soprattutto i documenti contabili che riguardano i contributi federali concessi a Lotito e altri club. L’obiettivo è infatti «verificare se il presidente della Lazio e della Salernitana, in forza dell’appoggio elettorale garantito all’attuale presidente federale Tavecchio abbia ricevuto vantaggi anche economicamente valutabili» e «una posizione di controllo da indurre i suoi interlocutori a ritenerlo in grado di condizionare i tempi dei contributi federali» .

Al centro dell’indagine una telefonata intercorsa nel febbraio scorso tra Lotito e Pino Iodice, direttore generale dell’Ischia. Lotito quel 13 febbraio non solo parlava delle sue strategie per rimettere in sesto la Lega Pro e superare la contrapposizione dei club riottosi a Macalli, ma si augurava che squadre, come il Carpi e il Frosinone, non approdassero in serie A per non compromettere l’incasso dei diritti televisivi del campionato. Lotito: «Ho detto ad Abodi.... se me porti su il Carpi... se me porti squadre che non valgono un c.... noi tra due e tre anni non c’abbiamo più una lira. Se c’abbiamo Frosinone, Latina chi li compra i diritti?»

Non si tratta però di un’intercettazione. Pochi giorni dopo quella conversazione, fu proprio Iodice a consegnare la registrazione in procura denunciando inoltre pressioni ricevute dal patron della Salernitana per appoggiare il presidente della Lega pro, Macalli in difficoltà per l’approvazione del bilancio 2014.

«Ho la massima fiducia nella magistratura e in breve tempo i miei accusatori si trasformeranno in accusati – ha detto ieri Lotito che imputa le novità giudiziarie di ieri ad «una campagna diffamatoria contro di me per ostacolare l’opera di risanamento del calcio italiano». Nel frattempo ha già denunciato Iodice alla procura di Roma per diffamazione e calunnia.

Ma le accuse dei pm di Napoli sono più ampie e riguardano il tentativo di estorsione. Lotito avrebbe cercato di costringere alcuni dirigenti delle squadre professioniste iscritte al campionato di Lega Pro ad approvare proprio quel bilancio consuntivo 2014 utilizzando metodi definiti «intimidatori». L’obiettivo era di acquisire una posizione di forza sia nell’ambito della Figc, sia nella Lega di serie A, sia in quelle minori. A confermarlo una ventina di presidenti di club Lega Pro che avrebbero anche ribadito quanto descritto dal dirigente ischitano in merito ai metodi di convincimento di Claudio Lotito.

In pratica, il presidente della Salernitana faceva capire di riuscire a condizionare l’erogazione dei contributi federali alle società calcistiche. Il suo piano strategico, secondo quanto denunciato dai presidenti di club era salvare a tutti i costi la presidenza di Macalli in Lega Pro. La motivazione dell’asse Lotito-Macalli, sono convinti i pm, è in quelle carte che gli agenti della Digos hanno sequestrato ieri a Roma.

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