«Trieste è la vera Basket City italiana Dragić, l’uomo ideale»

Sergio Tavcar ad “Aperitivo sotto canestro” su www.ilpiccolo.it «Il futuro? Uno scempio togliere una passione alla città» 
Lasorte Trieste 15/04/19 - Il Piccolo, Aperitivo sotto Canestro, Sergio Tavcar
Lasorte Trieste 15/04/19 - Il Piccolo, Aperitivo sotto Canestro, Sergio Tavcar



Un Sergio Tavcar in forma, barba da rocker anni ’60 e il consueto modo verace di raccontare pallacanestro. “Aperitivo sotto canestro”, sul sito de Il Piccolo www.ilpiccolo.it, ospita “the voice”, aprendo con un concetto chiaro, cioè che Trieste è la vera Basket City a livello nazionale: «A Bologna si vantano di essere la città del basket? Non scherziamo. Assieme a Lubiana e Kaunas, che però non conosco, Trieste ha due grandi e buoni motivi per esserlo: lo sbarco degli Alleati e i Ricreatori. I primi hanno importato il gioco della palla a spicchi essendo quaranta anni avanti, nei secondi si sono forgiati grandi cestisti sotto l’egida di maestri impareggiabili».

Di conseguenza non c’è da stupirsi per i 6000 spettatori fissi all’Allianz Dome: «Certo che no. Peraltro l’appassionato locale, in quanto competente, apprezza il bel gioco espresso dalla squadra di Eugenio Dalmasson. Esattamente come accade (al contrario) alla Stozice Arena di Lubiana, teatro da 12mila posti ma con 150 spettatori di media perché lo spettacolo non è di livello. Nello stesso luogo, in estate, per un amichevole fra Slovenia e Croazia con Luka Doncic presente, tutti i biglietti erano stati venduti in prevendita. Capite quindi il valore di una città con grande competenza in materia».

A proposito di Lubiana, qua ci si strabuzza gli occhi per le prestazioni di Zoran Dragic: «Qualcuno era scettico sulla mossa di mercato dell’Alma, mentre io dissi dalla prima ora che era l’acquisto del secolo. Non perché fosse il più forte giocatore al mondo, ma perché è l’uomo più confacente al gioco di Eugenio Dalmasson. Viaggia deciso in transizione, ha fisico checché se ne dica, ma soprattutto difende». Con lui, anche Hrvoje Peric sembra abbia trovato la giusta dimensione: «Per lo stesso motivo, perché anche lui rientra in quei “mezzi lunghi” in grado di attaccare il canestro giocando di spalle, ma anche colpendo da fuori. Lo vidi nel 2007, ancora con i capelli lunghi biondi, e dissi che sarebbe diventato un ottimo giocatore. Non ha sfondato come ci si poteva immaginare, forse per quel tiro meccanico, però rimane un lusso per la serie A italiana. A differenza di quello con il taglio scolpito…». Attenzione Tavcar, qua si sta mettendo contro una piazza intera, William Mosley è diventato un’istituzione per l’abnegazione con cui gioca: «No no, mi scuso subito con il folto stuolo di ammiratori. Anche io rimarco la splendida attitudine nel giocare a basket, non posso fare a meno però di evidenziare il limitato bagaglio tecnico».

L’arresto del presidente Luigi Scavone, una città ripiombata nell’ansia di dover racimolare soldi per avere un futuro. Che si fa? «Una domanda difficile. L’azionariato popolare può essere un’idea, anche se quando una cosa è di tutti…non è di nessuno. Serve una politica sui diritti televisivi degna di tal nome e magari la partecipazione a qualche “coppetta” quale specchietto per le allodole di sponsor da fuori. Di certo non si può compiere uno scempio togliendo una passione alla città». —





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