Trieste, San Giovanni in crescita con la nuova “casa”

Poco più di 200 tesserati spalmati tra Scuola Calcio, Pulcini (due compagini), Esordienti (due formazioni), Giovanissimi (Under 16 e Under 15), Under 17 regionali, Under 19 regionali e prima squadra. È, questa, la sintesi numerica del San Giovanni. Il numero di iscritti attuale beneficia dell'avere a disposizione la struttura rinnovata; quando si deve emigrare dalla “propria casa” causa lavori - indipendentemente dalla società in questione -, qualcuno infatti cambia casacca.
«Abbiamo l'intera filiera e questa è la prima stagione da 15 anni a questa parte in cui abbiamo a disposizione l'intero impianto comprensivo di campo, sede e spogliatoi – sottolinea il presidente rossonero Spartaco Ventura -. In queste ultime annate quando avevamo la sede non avevamo gli spogliatoi, o viceversa. Abbiamo avuto delle grandi difficoltà per tamponare questa situazione e quando ti capita devi stare attento a come gestirla. Tanto per fare un esempio, due anni fa il Trieste Calcio ci aiutò ospitandoci per il nostro tradizionale torneo di fine stagione (a proposito: quello in corso durerà fino al 21 giugno, ndr), ma non avemmo introiti dai chioschi, che non potemmo allestire».
E nel lasso di tempo senza terreno da gioco si dovette andare a caccia di rettangoli alternativi a pagamento. Tra l'altro, a causa della morfologia fisica a disposizione, il club di viale Sanzio/via San Cilino non dispone di un campetto da affiancare al principale. «La Libertas aveva studiato un progetto per realizzare un campo di basket, uno di pallavolo e uno di calcio a cinque oltre a una palestra nell'area a noi adiacente dell'ex deposito degli autobus – fa sapere lo stesso massimo dirigente sangiovannino -, ma al momento la cosa si è fermata. Speriamo, che si sblocchi...».
Quanto alla filosofia da applicare con i giovani del “suo” sodalizio, Spartaco Ventura spiega: «Lo sport è una scuola di vita e di educazione perché le difficoltà non le incontri solo a scuola, ma anche nel calcio in questo caso. I genitori? Sono esigenti e prestano la massima attenzione alla soddisfazione dei bambini. Si informano su chi sono gli allenatori e su altri aspetti tecnici. Però bisogna pure capire che c'è chi è più pronto e chi meno e allora ci vuole pazienza. Comunque ora, attraverso i risultati sportivi, dobbiamo rilanciarci per tamponare questo vuoto di 15 anni legato alle problematiche sopramenzionate».
Tra quelle da affrontare ci sono anche quelle tradizionali come il reperimento di sponsor e di collaboratori volontari per mandare avanti la quotidianità. “Ci dobbiamo accontentare di piccole sponsorizzazioni quando ci sono e soprattutto le famiglie hanno sempre più impegni e meno tempo, quindi trovare qualcuno che sia presente con costanza è sempre più arduo – è un'ulteriore constatazione del patron -. Quando avevamo il campo in terra, c'erano tante cose da fare per tenerlo a posto e avevamo le persone per farlo; oggi non potremmo farlo, basti pensare che in segreteria siamo solamente in due e che anche trovare chi sta alla griglia è un'impresa».
Dal punto di vista tecnico, Ventura indica: «Il San Giovanni deve lavorare sulla qualità e non sulla quantità perché non ne abbiamo i numeri. In ogni caso abbiamo fatto tanto per tenere duro e adesso non si molla. Dobbiamo puntare a dare senso di appartenenza ai nostri ragazzi. Quando allenavo la prima, lanciai alcuni allievi e i giovanissimi pensarono “Allora posso arrivare anch'io in prima fra due anni”. È uno stimolo importante. Un altro è fare una cosa perché piace e allora scatta la passione». —
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