Vent’anni dalla Bosman: «Ho pagato ma lo rifarei»

ROMA. Non è stato Pelè, non ha incantato come Maradona, non è diventato certamente miliardario come CR7 o Leo Messi ma se il calcio è diventato quello che è oggi, non solo spettacolo ma soprattutto...

ROMA. Non è stato Pelè, non ha incantato come Maradona, non è diventato certamente miliardario come CR7 o Leo Messi ma se il calcio è diventato quello che è oggi, non solo spettacolo ma soprattutto business, lo deve a un anonimo calciatore belga, con un passato allo Standard Liegi e un futuro da semialcolizzato e disoccupato. Perchè è stato Jan Marc Bosman a segnare uno dei gol più importanti della storia del calcio. Una rete che non è finita nella porta avversaria o in qualche almanacco ma nelle aule dei tribunali e infine nei codici della Legge. Quell'assist gli è costato caro ma a 20 anni di distanza da quel 15 dicembre 1995 - quando la Corte di Giustizia del Lussemburgo emise quella sentenza storica, decretando che all' interno dell'Ue il trasferimento di giocatori in scadenza di contratto sarebbe dovuto avvenire senza alcun indennizzo, liberalizzando di fatto il mercato del calcio - Jan Marc Bosman non si è mai pentito: «Ho fatto quello che era giusto fare e sono orgoglioso di questo - spiega l'ex giocatore - anche perché tutti dicono che la Legge Bosman è stato il caso legale del secolo nello sport. Certo, avrei preferito che un altro calciatore avesse fatto quel passo al mio posto - ci scherza su Bosman che da quella sentenza non ha guadagnato nulla in termini economici - ma è stato un sacrificio ben speso». «Ho iniziato la mia battaglia legale che avevo 26 anni, in un momento importante, cruciale nella carriera di un calciatore e l'ho pagata a caro prezzo», aggiunge l'ex calciatore che ha dovuto aspettare 5 anni per vedere riconosciuti i suoi diritti. Un lasso di tempo che gli è costato la carrieraanche se Bosman non è mai stato un calciatore di prima fascia. «Si - riconosce oggi - ho pagato un prezzo altissimo, perché nel momento in cui si attacca la Fifa o l'Uefa è chiaro che la tua carriera è danneggiata, finita».

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