Vero Volley, squadra che si allena «Surreale, ma non fuorilegge»

L’intervista
Daniela Cotto
«Sto distribuendo delle mascherine, dieci minuti e parliamo»: Alessandra Marzari, 60 anni, è un medico in prima linea al pronto soccorso dell’Ospedale Niguarda di Milano. Ma è anche presidente del «Vero Volley» di Monza, un consorzio sportivo di alto livello balzato agli onori della cronaca. Sono giorni frenetici per la dottoressa Marzari, per lei il mondo non si blocca mai, come non si è fermata l’attività delle sue due squadre di pallavolo – una maschile e una femminile – che in piena emergenza virus continuano ad allenarsi. Anche se le polemiche sono fiorite e la capitana Serena Ortolani, due ori Europei e un argento Mondiale, moglie del tecnico della Nazionale femminile Davide Mazzanti e mamma della piccola Gaia, si è ribellata e se n’è andata pochi giorni fa rescindendo il contratto: «Non me la sento di continuare come se nulla fosse, non è il momento».
Marzari, perfino Ronaldo si è fermato e voi no.
«Mi hanno criticata in molti, soprattutto su Facebook. Non credo per cattiveria, ma per scarsa conoscenza. Non sono fuorilegge e non sto facendo una cosa pericolosa. E spiego il perché».
Prego.
«Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo e l’ordinanza 514 della Regione Lombardia permettono agli atleti di rilievo nazionale di continuare l’attività. Inoltre, ho a disposizione un intero palazzetto, la Candy Arena, che gestisco dalla A alla Z. Ho preso le massime precauzioni. Non siamo fuori legge».
Come?
«Sanifichiamo i locali due volte al giorno, disinfettiamo i palloni, i flaconi di gel sono ovunque e misuriamo la temperatura agli atleti, monitorandoli quotidianamente. I giocatori vivono in residence vicini all’impianto e per arrivare al lavoro devono percorrere appena 400 metri. Siamo attentissimi e mi creda, tutto questo ha anche un alto costo economico».
Ma cosa è successo con la sua ex capitana, Ortolani?
«Lunedì scorso mi ha chiamato per comunicarmi che non se la sentiva più di allenarsi. Le ho offerto alcuni giorni liberi per stare in famiglia, per ripensarci, ma era spaventata. E mi ha detto che non sarebbe stata questione di tempo. Così mi sono tutelata e abbiamo rescisso il contratto. Io non obbligo nessuno».
Chi la sostituirà?
«Prima finiamo la stagione, poi ci pensiamo».
Non le sembra surreale giocare a pallavolo mentre fuori la città piange i morti?
«Un po’ lo è, ma tutto ciò non significa non avere la dimensione di cosa sta succedendo. Io seguo il volley, ma continuo a lavorare in pronto soccorso. L’emergenza virus ci ha stravolto la vita, separati dai nostri affetti e tolto relazioni importanti. Sono ambasciatrice di San Patrignano e mi manca tantissimo non continuare nella mia opera di volontariato sul campo. Ma penso sia necessario reagire così ho preso delle decisioni, come quella di proseguire l’attività. Però mi sono impegnata anche in altre attività sociali. Per esempio abbiamo riconvertito due aree del palazzetto, staccate dalla palestra in cui ci alleniamo».
Per cosa?
«Una parte, come fosse il giardino, è stata adibita a centro di distribuzione di mascherine: un gruppo di industriali brianzoli ne ha donate 30 mila per la Protezione Civile e le case di riposo di Monza. Nell’altra sezione della Candy Arena c’è un laboratorio per la sperimentazione delle maschere da snorkeling che ci ha donato Decathlon che possono essere riconvertite e utilizzate per combattere l’iniziale insufficienza respiratoria in caso di contagio». —
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