Via la squalifica per doping Magnini: «Tremo dalla gioia»

Una delle sue vittorie più belle, in extremis, alla fine di una lunga rincorsa, all’ultimo respiro, proprio come era solito fare in piscina, dove è stato due volte campione del mondo dei 100 stile libero. Filippo Magnini, uno dei più grandi nuotatori azzurri di sempre, è stato assolto dal Tribunale Arbitrale dello Sport dalla squalifica di 4 anni che gli era stata inflitta dal Tribunale Nazionale Antidoping per presunto uso o tentato uso di sostanze dopanti.

Una storia lunga e controversa, nella quale Magnini si è sempre dichiarato innocente e aveva avuto l’appoggio anche della Federnuoto e del presidente Paolo Barelli.

L’incubo è finito. Ci credeva o era già rassegnato?

«Non lo so neanche io, ma in fondo le gare in piscina le vincevo così, negli ultimi metri. Il nuoto mi è servito, mi ha insegnato a non mollare mai».

Che effetto le fa essere assolto dopo anni di umiliazioni?

«Tremo dalla gioia! Giustizia è fatta perché sono sempre stato un atleta e un uomo corretto. Per 27 anni avevo tenuto alta la bandiera del mio Paese e ora posso ricominciare a farlo. Mi sento come se avessi vinto un altro Mondiale. Sono talmente carico che se potessi scendere in acqua adesso forse farei un record del mondo».

Come ha vissuto questi ultimi anni dopo la squalifica?

«Spesso ho pianto, di notte non riuscivo a dormire, mi sembrava impossibile subire tante umiliazioni senza colpe. Non capivo perché, studiavo le carte processuali con gli avvocati, ci ho rimesso anche un po’ di salute fisica e mentale. Mi ha aiutato aver lottato per tanti anni in piscina. Ho sempre avuto un carattere da lottatore ma non ce l’avrei fatta se non fossi stato temprato per anni dallo sport e dal nuoto. Una persona normale non credo che ci sarebbe riuscita».

Chi vuole ringraziare?

«La mia famiglia, la mia compagna Giorgia, gli amici e naturalmente l’avvocato e i legali che mi hanno sempre incoraggiato. È stata una strada piena di rovi, ma grazie a loro è stata meno dura. E alla fine abbiamo vinto. Una lezione di vita».

Deve togliersi qualche sassolino dalle scarpe?

«Sono tanti quelli che adesso dovrebbero scusarsi. Nell’ambiante mi sono stati vicini il mio tecnico Claudio Rossetto, la Federazione e 4-5 compagni di nuoto, tutti gli altri mi hanno voltato le spalle. In fondo però a qualcosa questa vicenda è servita, a scremare il numero di amici e conoscenti, a fare pulizia. Quando vai bene sono tutti intorno, se ti trovi in difficoltà non li vedi più».

Cosa le ha dato più fastidio?

«Da maggio 2017 mi hanno detto di tutto, non lo meritavo».

Pensa a qualche azione legale per danni di immagine?

«Non so, sono confuso. Adesso prevale la gioia, sono felicissimissimo. Il macigno che avevo sulle spalle è volato via. Forse fra qualche giorno mi ricorderò anche delle ferite. Rivalse? Risarcimenti economici e morali? Vedremo».

Ora se lo vorrà potrà tornare nel mondo del nuoto: le interessa o prevale l’amarezza?

«Ci devo pensare. Ma è curioso che l’assoluzione arrivi il giorno dopo aver finito il mio libro “La resistenza dell'acqua”. Racconta la mia storia e parla anche di questa vicenda. Uscirà il 24 marzo e da quelle pagine si capiranno molte cose». Ma almeno avrà un lieto fine. —

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