Zivic, i canestri dell’«Atleta di Cristo»

Il neoacquisto del Bor Radenska: «Regalo Bibbie agli avversari prima delle gare»
Lasorte Trieste 07/02/13 - Tommaseo, Intervista Cardella, Giocatore Basket BOR
Lasorte Trieste 07/02/13 - Tommaseo, Intervista Cardella, Giocatore Basket BOR

TRIESTE. L'infanzia e la fede, la fuga nel basket, gli smarrimenti e le rivincite. La partita della vita di Diego Zivic, neo acquisto del Bor Radenska nella serie C regionale, sembra avere ancora molti capitoli da vivere, da spendere tra il parquet e la Bibbia. Triestino, classe 1976, ala-pivot di quasi 2 metri di qualità e sostanza, con alle spalle una dozzina almeno di stagioni da professionista nei meandri della B, a zonzo per l'Italia tra promozioni sul campo (l'ultima lo scorso anno a Lucca) e redenzioni dell'anima.

Lui è l'unico giocatore italiano di basket appartenente alla schiera degli “Atleti di Cristo”, movimento di professionisti sportivi di varie discipline, accumunati dalla fede in Gesù Cristo. Diego Zivic entra nelle fila degli “Atleti di Cristo” poco più di cinque anni fa, sospinto dal disagio di una malattia, dal timore di un verdetto senza appelli. A metterlo in panchina è un melanoma alla gamba, diagnosticato durante la stagione in B1 a Omegna. Tre interventi chirurgici, la lenta riabilitazione, una immediata rinascita e non solo atletica. È da quel momento che Diego Zivic riceve l'assist più solare della sua vita, destinato a mutare il suo percorso: «Mi sono accorto quanto fosse importante la vita sotto altri aspetti, non solo per quanto potesse darmi il basket – racconta Zivic – Da troppo tempo badavo ad altro, era tempo di cambiare».

Il cambiamento arriva prima dai medici, con la guarigione del melanoma, poi dalla fede. Già, la fede. Non una novità per il giocatore, cresciuto negli ambienti triestini della Chiesa Evangelica e immerso, almeno sino ai 18 anni circa, tra le letture bibliche e i dettami del suo pastore. Poi la carriera sul parquet, con i primi viaggi da professionista. Primi piccoli guadagni, prime distrazioni. Non si fa mancare niente in quegli anni l'ala triestina: «Il mondo può apparire come un luna park – sottolinea Zivic – dove siamo magari attratti dalle luci delle attrazioni, volendole provare. Io da giovane ero così».

Storie di ieri. Dopo la guarigione fisica, Zivic conosce Thomas Guzman, ex giocatore della Juventus, ed entra tra gli “Atleti di Cristo”, squadrone niente male, con tesserati come Legrottaglie, Cavani, Calton Myers e persino il pugile George Foreman. Il professionismo (almeno ora) è alle spalle ma Zivic vive la sua stagione da indiavolato sul parquet della C2 e di serafico missionario negli spogliatoi, dove regala Bibbie ad avversari e compagni. Poche parole, tanti canestri e molti ideali: «Siamo tutti peccatori – afferma – ma Cristo ci aiuta e voglio divulgarlo. Con lo sport e con l'esempio».

Francesco Cardella

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