Corno d’Oro vittima della inciviltà: la spiaggia più amata è irriconoscibile

Addio alla caratteristica forma: a incidere, oltre al clima che cambia, sono eccessi edilizi e maleducazione dei diportisti

Andrea Marsanich
La spiaggia prima e dopo
La spiaggia prima e dopo

La preoccupazione c’è ed è tanta perché uno dei simboli della Dalmazia e del versante orientale dell’Adriatico sembra essersi trasformato in un qualcosa che non piace alla popolazione locale e ai turisti.

La spiaggia Corno d’Oro (in croato Zlatni Rat), situata a poca distanza dalla località di Bol, nell’isola di Brazza, ha perso negli ultimi anni la sua forma caratteristica, che la rendeva ineguagliabile e affascinante: una lingua che si incunea nel mare, fatta di ciottoli e sabbia, lunga 300 metri, circondata da una pineta e sovrastata dalla Vidova Gora, il monte più alto con i suoi 778 metri di tutta la regione insulare croata.

Prima variava la forma grazie a maree, venti e correnti, spostando la sua estremità verso est o verso ovest, mentre da un po’ di tempo si è imbruttita, smarrendo la sua tradizionale bellezza e forma. La natura ci ha messo del suo, con dei cambiamenti climatici di cui si accorgono tutti.

I venti che soffiano di più da ovest, come maestrale e tramontana, sono presenti lungo tutto l’arco dell’anno e si sono fatti più intensi, mentre bora e scirocco si sono indeboliti e rarefatti. Il risultato è che la massa terminale dei ciottoli si sposta quasi costantemente verso est, facendo perdere al Corno d’ Oro la sua forma simmetrica.

C’è poi il fattore umano: case, villini e altre strutture che spuntano come funghi, in quantità. È come una specie di barriera che blocca parzialmente o totalmente i rivoli contenenti ghiaia e altri sedimenti che dalla Vidova Gora si riversano verso la costa.

A peggiorare il tutto, sostengono gli esperti, sono i diportisti che, per ammirare la spiaggia e fare una nuotata, calano l’ancora sulle praterie di posidonia, pianta che ha una funzione chiave nella tutela dell’ecosistema e della stabilità del fondale. Le ancore lasciano ampi squarci tra la posidonia, con tutte le conseguenze del caso, non ultima l’impossibilità di trattenere ciottoli e sabbia, contribuendo all’erosione di questo tratto di litorale.

Non è tutto: a volte c’è chi scarica le deiezioni in mare dalle barche. Come se non bastasse, nel luglio di quest’anno tre incauti turisti svedesi hanno voluto fare una grigliata all’aperto, con il risultato che l’incendio da essi provocato si è portato via ben 42 ettari di pineta, oliveti e vigneti. Anche in questo caso c’è stato un danno per la spiaggia.

Finora, però, le autorità non stanno portando avanti niente di concreto per migliorare la situazione. L’ anno scorso c’è stata una petizione, sottoscritta da centinaia di persone, che non ha permesso di arrivare ad alcun risultato.

Si chiedeva di istituire zone d’ancoraggio più distanti dal Corno d’Oro e invece sembra che sia aumentato il numero di abusivi, di coloro che fermano il loro natante a pochi metri dalla costa.

Proseguendo su questa falsariga, il Corno d’ Oro si trasformerà nel Corno di Latta, lontanissimo dall’effetto magnete che aveva ed ha, nonostante tutto, anche oggigiorno.

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